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Sta
per ricominciare, o forse è già cominciata, l’ennesima guerra tra Israeliani e
palestinesi. I bombardamenti di Gaza dell’altro ieri hanno prodotto, fino a questo
momento, 15 morti tra cui 3 bambini, mentre i feriti sono circa 150, tra cui
20 donne e 15 bambini. Alcuni di questi sono in condizioni gravissime, e come
al solito quando vi è un conflitto bellico nelle aree depresse del mondo, sta
per scoppiare l’ennesimo caso umanitario, come denuncia la Mezzaluna rossa,
poiché mancano i sacchetti di plastica sterilizzati per le trasfusioni di
sangue.
Mentre
sulla striscia di Gaza i raid continuavano incessanti, i miliziani palestinesi
hanno ripreso a colpire alcune città israeliane del sud con un centinaio di missili,
provocando tre vittime civili. Dalle tre del mattino ore italiane, le 21,00
negli Stati Uniti, sono ritornati in campo i soliti “giochi delle parti” a
livello diplomatico. Ban ki-moon chiama Netanyahu
mostrandogli la sua preoccupazione. L’ANP denuncia all’ONU gli attacchi inumani
di Israele. Il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convoca una riunione d’urgenza, alla
fine della quale non viene emesso nessun comunicato ufficiale, solo il Presidente
di turno, l’indiano Hardeep Singh Puri, afferma un generico: “la violenza deve
cessare”. Nel frattempo Obama telefona al Presidente egiziano Morsi condannando
il lancio di missili da Gaza verso Israele e sottolineando il suo diritto
all’autodifesa. Il Presidente egiziano in televisione dichiara invece che
l’aggressione su Gaza rappresenta l’instabilità per l’intera regione.
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Già
dalla notte si propagava sulla striscia la sindrome della guerra, con i
benzinai e le panetterie prese d’assalto. In mattinata Marwan Issa,
vice capo di stato maggiore di Hamas, veniva nominato capo dell'esercito, al
posto di Ahmed Jaabari, ucciso ieri nel corso di un attacco aereo israeliano, e
migliaia di palestinesi, sfidando i raid aerei, partecipavano al funerale del
militare colpito, mentre dal cielo piovevano volantini dove le forze armate
israeliane invitavano la cittadinanza a tenersi lontana dalle installazioni di
Hamas, come dai loro rappresentanti, per una questione di sicurezza personale.
Si ricomincia, dunque…
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