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MEDIO ORIENTE
Le guerre mediorientali tra la cattiva coscienza e gli interessi dei governi occidentali


ANSA


Il governo giordano starebbe tentando una mediazione alle Nazioni Unite per far approvare una dichiarazione gfinalizzata ad interrompere la violenza tra gli israeliani e i palestinesi.
 
Mentre ieri Israele schierava le truppe sul confine di Gaza, Hamas lanciava la giornata della collera, invitando i palestinesi di Gisgiordania e Gerusalemme est a manifestare nelle strade. Così i militari israeliani hanno impedito l'accesso alla spianata delle moschee, agli uomini sotto i quarant'anni, per il venerdi di preghiera, dopo che nella notte un gruppo di giovani aveva dato fuoco ad alcune parti della tomba di Giuseppe a Nablus. Le forze di sicurezza israeliane sono riuscite a riprendere il controllo del sito e spegnere l'incendio. Nella giornata della collera quattro palestinesi sono rimasti uccisi tra la Cisgiordania e Gaza. Anche in questa occasione sono stati gli adolescenti palestinesi i protagonisti degli scontri, facendo aumentare il conteggio dei morti.
 
Nel frattempo in Siria continua la battaglia su Aleppo, il cui controllo è nelle mani dell'Isis. Attorno alla città però a combattere ci sono i ribelli siriani anti Assad. Le truppe siriane, spalleggiate dagli Hezbolla e da gruppi militari iraniani, hanno l'appoggio aereo della Russia. Dalle notizie che sono pervenute, sembra che oltre all'Isis siano stati colpiti anche i ribelli anti Assad. In questa girandola di violenza bellica, la presa di Aleppo sembra essere strategica per la sopravvivenza del regime, ecco perchè i ribelli siriani vengono considerati nemici dal cartello russo-sciita andato in soccorso del dittatore siriano. Intanto la ong Osservatorio nazionale per i diritti umani ha conteggiato i numeri delle tre guerre che attualmente si stanno combattendo in Siria: 250.000 morti, ma la stima è approssimativa, 2 milioni di feriti, 12 milioni di sfollati, dei quali oltre 4 milioni rifugiati all'estero.
 
Nella guerra dimenticata dello Yemen continuano gli scontri tra i ribelli sciiti houthi ed il governo sunnita appoggiato dall'Arabia Saudita, che ha bombardato ieri uccidendo 21 ribelli nel sud del paese, mentre nella città di Hodaida, veniva assaltato un edificio governativo con granate e mitragliatrici. Poi veniva fatta esplodere un'autobomba. Il bilancio dei morti è stato di 10 soldati uccisi tra le file governative e due attentatori tra le file di al Qaeda. Intanto secondo quanto dichiarato dal viceministro israeliano alla cooperazione regionale, Ayoob Kara, le autorità dello Yemen avrebbero invitato tutti i cittadini ebrei a lasciare il paese per l'inasprirsi della guerra tra sunniti e sciiti. Per restare in Yemen l'unica possibilità è quella di convertirsi ad uno dei due ceppi religiosi.
 
 
FORTEZZA EUROPA
Mentre l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni emette gli ultimi dati dei processi migratori in Europa, i rifugiati che scappano continuano a morire o ad essere respinti
 
Fino ad adesso nel 2015 sono oltre 613 mila le persone arrivate in Europa, attraversando il Mediterraneo, e 3117 hanno perso la vita in mare. L'ultima tragedia è di qualche ora fa, avvenuta nell'Egeo al largo dell'isola di Kalymnos: tre bambini ed una donna sono morti. Intanto, dopo la mezzanotte di ieri l'Ungheria ha murato col filo spinato l'ultimo pezzo di frontiera rimasta aperta, quella con la Croazia, mentre migliaia di rifugiati si stanno riversando dalla Serbia in Crozia per raggiungere l'Europa occidentale. Il governo croato vorrebbe reindirizzare i rifugiati in Slovenia, che ha sopseso il traffico ferroviario per evitare di gestire la cosa...
In questo contesto viene chiuso l'accordo non definitivo tra la Turchia e l'Unione Europea. Secondo cui i rifugiati dovrebbero fermarsi in Turchia con l'apertura di tanti campi profughi per tre miliardi e passa di euro.
 
L'autocrate Erdogan, interessato ad avere mano libera nel suo paese, vorrebbe che la Turchia venisse riconosciuta come "paese terzo sicuro", per impedire ai cittadini curdi, che stanno combattendo in Turchia una guerra di resistenza, di chiedere asilo politico in Europa. Poi ci sarebbe la liberalizzazione dei visti dei cittadini turchi per l'Europa, carta questa che il dittatore bianco vorrebbe giocarsi per l'avvicinarsi delle prossime elezioni in novembre.
 







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