di Marco Marano
Uccidere un Presidente del
popolo significa assassinare il popolo stesso. Una storia che continua anche
oggi con altri metodi.
L’assassinio pianificato
Salvador Allende venne eletto Presidente del
Cile il 4 settembre 1970 e rimase in carica fino all'11 settembre 1973, giorno della sua destituzione violenta, in seguito al golpe
militare comandato da Pinochet, appoggiato e sostenuto dagli Stati Uniti. Quel
giorno il suo assassinio era stato pianificato dallo stesso Pinochet. L’intento era quello di trasferirlo in
aereo e buttarlo giù. Le cause della morte ufficiale non sono mai state
chiarite, anche se formalmente si dice che si sia trattato di suicidio.
La sua storia è la storia dell’America latina
degli anni sessanta e settanta, quando la Cia sovvertiva i governi democratici
finanziando i colpi di stato. Quando i
governi democratici europei si voltavano dall’altra parte davanti alle
nefandezze delle dittature fasciste.
Le oligarchie finanziarie di oggi
Oggi i tempi sono cambiati ma le dinamiche sono le stesse.
Argentina e Brasile, e adesso ci stanno provando col Venezuela, sono stati
sovvertiti in favore delle oligarchie finanziarie, legate alla destra
internazionale.
Gli amici dittatori
In Europa avviene forse di peggio. C'è l’Italia in testa che va a braccetto
con i dittatori africani e mediorientali, finanziandoli pure: Erdogan in
Turchia, Al-Sisi in Egitto, Isaias Afewerki in Eritrea, Hailemariam
Desalegn in Etiopia. A ciò si aggiungano gli accordi con autocrati vari che
affamano e saccheggiano il loro popolo: Nigeria, Niger, Ciad, etc…
Una vicenda mai
finita
Ricordare oggi
Salvador Allende significa ricordarsi che quella vicenda non è finita, ma anzi continua,
perché i dittatori sono l’interfaccia delle democrazie parlamentari, ieri come
oggi…
L'ultimo discorso
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