Passa ai contenuti principali

Post

Non cancellato ma depenalizzato il reato di immigrazione clandestina

  Ansa Occorre fare degli opportuni chiarimenti, almeno dal punto di vista della comunicazione giornalistica, perché quello che il Senato ha votato ieri non è stato la cancellazione del reato di clandestinità ma la sua depenalizzazione. Nei giornali di questa mattina si sottolinea, almeno nei titoli, una cosa non vera. Adesso si fanno le prime analisi sulla nuova norma di legge che non è poi tanto nuova, poiché si è ritornati alla Bossi-Fini, a suo tempo contestata da tutta l’Italia civile o civilizzata. Attenzione quindi a non cadere in errore: il reato di immigrazione clandestina non è stato affatto cancellato, visto che per la prima volta è apparso proprio nella suddetta legge, a firma di quei due “grandi statisti”… Perché bisogna dirlo che è stata proprio la Bossi-Fini a criminalizzare coloro i quali arrivano in Italia senza documenti, e il comportamento delle questure nei confronti degli immigrati, anche quelli col cedolino per la richiesta di pro...

A proposito di inclusione dei migranti: uno sguardo da Bologna

Ayman, ma non è il suo vero nome, è nato a Mogadiscio, ha 23 anni ed è uno di quelli che quando scoppiò la guerra civile in Libia si trovava a Tripoli, dove lavorava come manovale per una impresa edile, sfruttato e sottopagato, ma a sbarcare il lunario ci riusciva. Era dovuto scappare un paio d’anni prima dalla Somalia, come ha fatto quasi una generazione intera, poiché in quel paese non esiste uno Stato strutturato, esistono territori in balia di chi è più forte, è in questo momento l’organizzazione più radicata, ancor di più dello Stato stesso, è al - Shabaab, succursale di al-Qaeda. Questa organizzazione, che sparge il terrore, significa proprio gioventù, perché sono i giovani che possono rinsaldare le fila della loro organizzazione militare, e l’unico modo per salvarsi è la fuga. Quando Ayman s’imbarcò da Tripoli per Lampedusa, per sfuggire alla guerra civile che vide soccombere Gheddafi, sapeva che il viaggio era pericoloso, ma restare a tripoli si...

Burgas, avamposto delle contraddizioni europee

Burgas è la terza città della Bulgaria. Si affaccia sul mar Nero, ed è molto movimentata nel periodo estivo, vista la sua bella spiaggia, sovrastata da un parco che si allunga per tutta la costa. Il minuscolo aereoporto accoglie gli stanchi viaggiatori che arrivano dall’estero, poiché i collegamenti sono poco dinamici: dall’Italia occorre fare due o tre scali a seconda della compagnia. Entrare nella realtà di questa città, porta in qualche modo ad immergersi dentro le contraddizioni di un paese che dal 2007 è entrato nell’UE, con un’organizzazione sociale scarsamente attrezzata ad affrontare le sfide del nuovo millennio, nel contesto di un’Europa che non riesce a far quadrare i costi sociali della crisi economica internazionale.            Hristo ha ventisei anni, ha studiato in Italia e lavora come insegnante in una scuola elementare. Lo incontriamo all’interno del workshop internazionale svoltosi a Burgas sullo scambio ...

PER LE STRADE DI ISTANBUL

  Il risveglio dell’Imam, dagli altoparlanti che rimbombano in tutta la città, è alle sei del mattino, ma il venerdì, giorno di preghiera ufficiale, per tutti i paesi islamici, dura un po’ di più. Nelle moschee è il giorno in cui i turisti difficilmente possono entrare, data la sacralità della giornata, ma in quella principale di Sultanahmet, i credenti e i turisti si mischiano. In molti dicono che quella sia la più grande, ancor di più della celeberrima moschea blu. Sultanahmet è il quartiere che rappresenta il cuore di Istanbul, il cui punto nevralgico è la piazza che ospita l’imbarcadero, da cui si può prendere il battello per fare il tour sul mar di Marmara, tra la costa asiatica e quella europea.   Come è noto, prima di entrare nella moschea occorre togliersi le scarpe e le donne devono indossare un copricapo. Senih, la nostra guida, si arrabbia con un paio di turiste entrate senza questo accorgimento: "io non sono musulmano, ma è una questione di rispett...

Articolo dieci

AP L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. (*) (*) La legge costituzionale 21 giugno 1967, n. 1, ha disposto che l'ultimo comma dell'art. 10 e l'ultimo comma dell'art. 26 della Costituzione non si applicano aidelitti di genocidio.

Il giorno dell'ecatombe nel canale di Sicilia e i pianti di coccodrillo di una classe politica inetta

      Cinquecento esseri umani stipati in un barcone si dirigono verso le coste italiane. La maggior parte di loro sono somali ed eritrei che fuggono da guerre tribali trentennali. Perchè, occorre dirlo, bisogna smetterla con questa storiella che i migranti vengono a cercare una vita migliore, l'ottanta per cento dei migranti che arrivano via mare, scappano dai loro paesi per salvarsi la vita. Sarebbe cosa buona e giusta che i mezzi d'informazione spiegassero cosa succede in Eritrea o in Somalia o anche in Siria, al di là della linea rossa disegnata dal governo americano... Una volta entrati nel canale di Sicilia tre pescherecci li avvistano e malgrado quella povera gente invochi il loro aiuto questi fanno finta di niente. Certo, sono lì per lavorare, devono pescare, hanno le loro famiglie a cui badare, anche perché spesso, a quei pescherecci che lavorano in quel pezzo di Mediterraneo, capita, quando raccolgono le reti, di trovare corpi o pezzi di corpi impi...

Il primo assassinio fascista nella Grecia agonizzante

   AFP     Pavlos Fyssas viveva al Pireo, che per chi conosce Atene, è una città nella città, quasi 180 mila abitanti, con una sua identità molto forte rispetto al resto della capitale greca, non solo perché lì vi è il terzo porto più grande del mondo, il primo in Europa, o perché c’è la squadra dell’Olimpiakos, che ha sempre ben figurato nello scenario internazionale, ma perché c’è un senso di appartenenza ben radicato. Solitamente ad una persona che nasce lì, quando gli viene chiesto da quale città proviene, non risponde Atene ma Pireo. La prossimità alla capitale è dimensionata da un dedalo di sobborghi senza continuità con il centro di Atene, dando il senso di un territorio staccato dal resto della città. E da una di queste zone proveniva Pavlov, Amfiali, nel sobborgo di Keratsini. A 34 anni era abbastanza conosciuto nel suo quartiere perché era artefice di manifestazioni ed eventi, come anche in altre zone della città, dove poteva far conflu...