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Con un governo corrotto e un giornalismo malato che tipo di paese esce fuori?

By Marco Marano Se volessimo fare un piccolo gioco teatrale, potremmo descrivere l'attuale fase storica come una messa in scena tra le maschere del potere contro le maschere dei popoli, dove le prime si stringono dentro un fortino ben protetto, e le seconde s’impossessano delle città per scalfire questo fortino. Il colpo di scena avviene quando ci si accorge che ognuna delle due dimensioni, cioè il potere e i popoli, fanno un racconto diverso rispetto a quello che succede nel mondo. Il racconto del potere appartiene ai mezzi di comunicazione di massa, che, al di là del fatto che possano essere indipendenti dal potere medesimo, si propongono come stanza degli echi. Il racconto dei popoli, invece, proviene dal web, attraverso i social network, i blog,  You Tube, e le parole, come le immagini, sono quelle dei cittadini, anzi sono espressione di cittadinanza. Ma queste due dimensioni vanno a scontrarsi producendo attriti e sommovimenti, poiché la dimensione del potere è una di...

L’ANALFABETISMO FUNZIONALE COME METODO ITALIANO DI CONTROLLO SOCIALE

Forse esiste una spiegazione razionale al fatto che quello italiano sia un popolo sistemicamente corrotto, che dal dopoguerra ad oggi ha sempre prodotto una classe politica la quale ha privilegiato gli interessi privati rispetto a quelli dei cittadini. A stimolare l’ipotesi è l’Ocse, che attraverso un’analisi approfondita chiamata PIAAC, Programme for the International Assessment of Adult Competencies, ha individuato il fenomeno dell’analfabetismo funzionale che riguarda 3 italiani su dieci, il dato più alto d’Europa. Ma cos’è l’analfabetismo funzionale? Niente a che vedere con i gap legati alle abilità di base, cioè leggere e scrivere. Niente di tutto questo quindi, perché gli analfabeti funzionali sono anche laureati… Il problema è caso mai legato al distorto processo di scolarizzazione che ha coinvolto le ultime tre generazioni… Tre italiani su dieci vivono la loro quotidianità, cioè s’informano, lavorano, votano, utilizzando una capacità di analisi primaria, fuggendo d...

NIGERIA: IL NUOVO “RATTO DELLE SABINE” CHE LASCIA INDIFFERENTE L'ITALIA

  La storia che stiamo per raccontare è di quelle che mette i brividi sulla schiena e non solo per l’agghiacciante brutalità del fatto, ma anche perché nella stampa italiana è stata trattata secondo le normali prassi: l’articolo del giorno e domani passiamo ad altro… Non un approfondimento televisivo, non un dibattito sul paese in questione o sull’inerzia dell’occidente, non una parola sulle donne offese e brutalizzate di questa storia, come se i problemi di genere e la violenza sulle donne fosse legittimo parlarne solo rispetto a quello che accade in Italia… Era la notte tra il 14 e 15 aprile scorso, in una scuola superiore della città di Chibok, Stato del Borno, nel nord est della Nigeria. Le ragazze stanno dormendo quando il dormitorio della scuola viene preso d’assalto da un commando del gruppo oltranzista islamico Boko Haran. Forse, insieme ad Al-Shabbah, che opera in Somalia e in Kenia, è l’organizzazione jihadista più violenta, non fosse altro perché prio...

I nuovi bisogni territoriali: co-housing di comunità

Il concetto di co-housing comunitario si sta imponendo nelle politiche sociali di alcuni paesi europei, all’interno dei quali però ognuno di essi coniuga tale concetto in modo diverso in relazione al retroterra culturale e alle vocazioni sociali. La traduzione del concetto su cui diventa interessante sviluppare conoscenza, è sicuramente quella legata alla nuova idea di "spazio abitativo sostenibile", cioè a dire un luogo sociale dove il concetto di abitare si integra in una unica soluzione di continuità al sistema integrato dei servizi. E’ in sostanza un nuovo modello di convivenza urbana, quindi una nuova cultura dell’abitare, che risponde al bisogno di inclusione sociale per tutte le categorie a rischio, che veda i soggetti non semplicemente fruitori dei propri spazi. Stiamo parlando di luoghi dove possano convivere singoli, famiglie, associazioni, organizzazioni formali e non, gruppi di diversa provenienza e condizioni sociali che formino un microcosmo dove ognuno p...

Non cancellato ma depenalizzato il reato di immigrazione clandestina

  Ansa Occorre fare degli opportuni chiarimenti, almeno dal punto di vista della comunicazione giornalistica, perché quello che il Senato ha votato ieri non è stato la cancellazione del reato di clandestinità ma la sua depenalizzazione. Nei giornali di questa mattina si sottolinea, almeno nei titoli, una cosa non vera. Adesso si fanno le prime analisi sulla nuova norma di legge che non è poi tanto nuova, poiché si è ritornati alla Bossi-Fini, a suo tempo contestata da tutta l’Italia civile o civilizzata. Attenzione quindi a non cadere in errore: il reato di immigrazione clandestina non è stato affatto cancellato, visto che per la prima volta è apparso proprio nella suddetta legge, a firma di quei due “grandi statisti”… Perché bisogna dirlo che è stata proprio la Bossi-Fini a criminalizzare coloro i quali arrivano in Italia senza documenti, e il comportamento delle questure nei confronti degli immigrati, anche quelli col cedolino per la richiesta di pro...

A proposito di inclusione dei migranti: uno sguardo da Bologna

Ayman, ma non è il suo vero nome, è nato a Mogadiscio, ha 23 anni ed è uno di quelli che quando scoppiò la guerra civile in Libia si trovava a Tripoli, dove lavorava come manovale per una impresa edile, sfruttato e sottopagato, ma a sbarcare il lunario ci riusciva. Era dovuto scappare un paio d’anni prima dalla Somalia, come ha fatto quasi una generazione intera, poiché in quel paese non esiste uno Stato strutturato, esistono territori in balia di chi è più forte, è in questo momento l’organizzazione più radicata, ancor di più dello Stato stesso, è al - Shabaab, succursale di al-Qaeda. Questa organizzazione, che sparge il terrore, significa proprio gioventù, perché sono i giovani che possono rinsaldare le fila della loro organizzazione militare, e l’unico modo per salvarsi è la fuga. Quando Ayman s’imbarcò da Tripoli per Lampedusa, per sfuggire alla guerra civile che vide soccombere Gheddafi, sapeva che il viaggio era pericoloso, ma restare a tripoli si...

Burgas, avamposto delle contraddizioni europee

Burgas è la terza città della Bulgaria. Si affaccia sul mar Nero, ed è molto movimentata nel periodo estivo, vista la sua bella spiaggia, sovrastata da un parco che si allunga per tutta la costa. Il minuscolo aereoporto accoglie gli stanchi viaggiatori che arrivano dall’estero, poiché i collegamenti sono poco dinamici: dall’Italia occorre fare due o tre scali a seconda della compagnia. Entrare nella realtà di questa città, porta in qualche modo ad immergersi dentro le contraddizioni di un paese che dal 2007 è entrato nell’UE, con un’organizzazione sociale scarsamente attrezzata ad affrontare le sfide del nuovo millennio, nel contesto di un’Europa che non riesce a far quadrare i costi sociali della crisi economica internazionale.            Hristo ha ventisei anni, ha studiato in Italia e lavora come insegnante in una scuola elementare. Lo incontriamo all’interno del workshop internazionale svoltosi a Burgas sullo scambio ...