RADIO CENTO MONDI RICORDA
Ricordiamo oggi Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, lo stesso giorno in cui veniva trovato il cadavere di Aldo Moro.
By Marco Marano
Bologna, 9 maggio 2016 - Quel giorno nessuno si occupò di piangere quel giornalista di provincia, tranne i suoi compagni, anche perché le autorità volevano farlo passare per un suicidio/attentato dinamitardo riuscito male...
Poi però il suo lavoro è stato un esempio in chi
negli anni ottanta ha fatto in Sicilia la "resistenza
antimafiosa". Oggi Peppino è uno dei simboli più significativi
della lotta alla mafia, con le "armi" della comunicazione.
Il suo era un giornalismo che univa informazione e sberleffo insieme,
producendo effetti deflagranti e unici.
L'esperienza di Radio Aut si inseriva nel contesto
storico delle prime radio libere italiane che deistituzionalizzavano
le informazioni e che si connotavano come "controinformazione",
ponendosi in antitesi a quelli che oggi chiameremmo media mainstream.
In quel periodo, praticamente in contemporanea, a
Bologna c'era un'altra esperienza radiofonica quella di Radio Alice,
voce di un vero e proprio movimento di massa, dove l'attivismo
politico rappresentava un sentire collettivo.
Radio Aut invece esprimeva il senso di
un'avanguardia, in un momento in cui la lotta alla mafia era
pressoché inesistente, anzi chi parlava di mafia in Sicilia veniva
additato come un "antisiciliano".
Il messaggio che passava dai due principali
giornali, la Sicilia di Catania ed il Giornale di Sicilia di Palermo,
era di complicità culturale. Nella seconda metà degli anni settanta
c'era solo l'esperienza antimafiosa del quotidiano l'Ora a fare da
argine, poi il nulla...
Peppino ha dunque scavato un varco culturale
straordinario. Grazie al suo lavoro una nuova strada si è aperta,
che, nel decennio successivo, ha trovato continuità nel movimento
antimafia siciliano al grido di: "le tue idee non moriranno
mai"...
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