CHI HA AMMAZZATO VITTORIO?






foto ANSA


Vittorio Arrigoni era un uomo giusto. Era un cronista della pace. Uno di quei personaggi che esprimono qualcosa di epico nel loro modo di essere giusti. Il suo slogan era: "Restaiamo umani", perchè diceva che "non esistono bandiere, tutti apparteniamo alla stessa famiglia umana". Quando un uomo così viene ammazzato qualcosa irrimediabilmente si rompe, e da quel momento non potrà più essere lo stesso. E questo pensiero si rafforza ancor di più guardando le immagini che arrivano dalle strade di Gaza dove la gente è scesa a manifestare con l'effige di Vittorio tra le mani. La sua morte crudele riporta alla mente l'uccisione di tanti uomini giusti, in un paese profondamente ingiusto come l'Italia; due nomi per tutti: Peppino Impastato, il giornalista di Radio Out ucciso dalla mafia nel 78 a Cinisi e Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ucciso dalla camorra a Napoli nell'85. Anche loro erano "cronisti della pace". Anche per loro l'informazione era uno stumento di liberazione dai sopprusi e dalle ingiustizie. Così, ogni qual volta viene ammazzato un uomo giusto le due domande da porsi sono: chi è stato e qual è il movente...? Ma forse, nel caso di Vittorio, prima ancora c'è un altro quesito più urgente a cui ripondere: chi danneggia la sua uccisione?


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Vittorio svolgeva l'attività di cronista dalla striscia di Gaza per il Manifesto e per Peace Reporter. Era stato l'unico corrispondente sul campo durante l'operazione "Piombo fuso". Però era anche un attivista dell'ONG "International Solidarity Movement", che in sostegno alla popolazione palestinese utilizza, per le proprie azioni, il metodo dell'interposizione. Consiste nel frapporsi fisicamente tra la popolazione di Gaza e l'esercito israeliano che spesso in alcune situazioni non esita a sparare sulla popolazione civile, come ha spiegato Silvia Tedeschini, un'appartenente alla stessa organizzazione: "gli israeliani non sparano sugli internazionali", per cui questa è una garanzia al sostegno della popolazione. Le due azioni più significative sono state sulle terre da coltivare al confine con Israele, e con i pescatori,  per il divieto di superare le tre miglia marine. In linea di principio, dunque, il nemico ufficiale di Vittorio era Israele, da cui non poteva essere toccato in quanto internazionale. L'assassinio è stato invece imputato ad una cellula salafita, una setta di oltransisti islamici vicini ad al Qaeda, assolutamente minoritari a Gaza, che combattono sia Israele che Hamas, partito eletto al governo della striscia.


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C'è da dire che la dinamica dei fatti è sicuramente piena di ombre. Una volta rapito, Vittorio viene anche picchiato e mostrato, praticamente sanguinante, in un video: se l'obiettivo è il riscatto perchè picchiarlo in quel modo? E' comunque uno strano modus operandi. Viene chiesto un riscatto, cioè la liberazione entro trenta ore di un leader salafita, però dopo poco cambiano idea e lo ammazzano. Lasciano in un appartamento il corpo e scappano. Ma i miliziani di Hamas sono sulle loro tracce, e infatti nella notte entrano nell'appartamento e lo trovano già morto, soffocato sembra. Riescono ad arrestare due persone, mentre la terza sembra sia scappata verso l'Egitto, attraverso i tunnel sotterranei. Intanto il gruppo salafita più attivo sulla striscia di Gaza "al-Tawhid wal-Jihad" si proclama estraneo alla vicenda, cosa interessante visto che era uno dei loro capi l'uomo che dai rapitori era stato chiesto di liberare.


foto PeaceReporter

Ma allora chi sono veramente coloro che hanno assassinato Vittorio? "Brigate Mohammed Bin Moslama", sigla mai sentita prima. Gli uomini del Governo di Gaza, appartenenti ad Hamas, dicono apertamente che dietro c'è la mano di Israele, il quale non potendo sparare, alla luce del sole, a quegli internazionali che fanno da interposizione con la popolazione, vogliono intimorire chi sceglie di sostenere sul campo la causa palestinese. Qualunque sia il movente chi ne esce danneggiato è sicuramente Hamas. Nel caso in cui questi assassini siano effettivamente oltranzisti islamici se ne deduce il loro debole collegamento agli altri gruppi salafiti: dei cani sciolti insomma, che avevano già pianificato di ucciderlo, magari anticipando un pò i tempi, visto che non si sentivano più sicuri. Nell'altro caso, per non spingersi molto oltre, sarebbe così difficile da immaginare magari uno zampino del Moussad? Ma forse l'unica cosa che realmente ha importanza dire adesso è: restiamo umani...



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