LA PROTEZIONE UMANITARIA PER USCIRE DALL'ABISSO




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Non sembra possibile credere a quello che sta succedendo in Italia, però succede veramente. Ormai le notizie che ogni giorno ci giungono sono così assurde che si stenta a credere che in questo "bel paese" esista una classe politica così scadente, una classe politica che non sa cosa fare nel contesto delle rivoluzioni in nord Africa. Qui il problema non è più essere di destra o di sinistra, perchè di fronte ad "emergenze epocali", così come lo stesso establishment italiano lo ha definito, occorrono tre cose indispensabili: buon senso, responsabilità e strategie. Già, se il governo italiano ne possedesse almeno una di queste tre cose sarebbe un grande passo in avanti, ma qui siamo di fronte ad un vero e proprio abisso culturale in termini di civiltà giuridica e politica...


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Vediamoli gli elementi di questo abisso. Partiamo dall'ultimo, la visita di oggi in Tunisia del capo del governo italiano col suo ministro degli Interni. La Tunisia dalla caduta di Ben Alì ha cambiato praticamente tre governi, con uno dei precedenti l'Italia aveva già fatto un accordo verbale sul controllo delle coste. La verbalizzazione era avvenuta con un ministro degli esteri che da lì a poco avrebbe lasciato il proprio incarico: "Io sono d'accordo a siglare un patto con l'Italia, ma non so quello che succederà dopo di me..." E infatti niente è successo di quello che il governo italiano si aspettava, quindi si gridava che la Tunisia non aveva rispettato i patti. L'attuale governo in carica rispondeva: "Ma noi non abbiamo siglato nessun accordo!" Oggi, i due geniacci della politica italiana, premier e ministro degli Interni, stanno riproponendo lo stesso accordo, tanti soldi in cambio del controllo delle coste.


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A tal punto delle domande sorgono spontanee: ma con quale criterio si può pensare che un paese africano che ha attraversato una rivoluzione di popolo e che non può avere fisiologicamene una stabilità tale da garantire un controllo pieno sul territorio, possa impedire gli sbarchi in Sicilia? E anche se vi riuscisse, non rischierebbe di innescare azioni repressive a catena, che sarebbero difficili da gestire? Infatti il governo tunisino ha spronato gli italiani ad avere comprensione per la situazione attuale. Ora, a tutti questi interrogativi si può rispondere in un modo ben preciso: il governo italiano non ha la più pallida idea di cosa significa governare i processi di trasformazione. Infatti le categorie che usa sono quelle immutabili delle campage elettorali degli ultimi anni: clandestini, respingimenti, sicurezza. Con un enorme sforzo mentale e culturale diamo per buone queste tre categorie in tempo di pace, ma in tempo di "emergenza epocale" un governo di buon senso e responsabile, lasciamo perdere le strategie perchè sarebbe pretendere troppo, non dovrebbe porsi il problema di utilizzare altre categorie?



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Vediamo quali sono le altre categorie. Innanzitutto non è possiblie nel contesto attuale fare una separazione tra clandestini e richiedenti asilo semplicemente perchè tutte le rivoluzioni in nord Africa sono avvenute per assenza di libertà e per fame, quindi il fatto che non si spari per le strade, come in Tunisia, non è assolutamente una categoria propria alla richiesta di protezione internazionale. Tra l'altro, forse, andrebbe tenuto presente che tutto quello che sta succedendo in medioriente è stato innescato proprio dalla Tunisia, vorrà pur dire qualcosa tutto questo... Poi, tutti o quasi i tunisini che sbarcano in Italia vogliono andare in Francia per un qualche ricongiungimento familiare. Così il governo italiano ha pensato bene di organizzare delle tendopoli, a cui essi stessi non sanno che funzione dare, visto che le categorie dei clandestini e dei richiedenti rimangono in auge. Così le Regioni italiane si impegnano in una gara di solidarità tra chi dice "fuori dalle balle" e chi dice "questi devono restare a casa loro perchè non sono formati per stare in Italia", parola di una senatrice leghista di Lampedusa che, tra l'altro, non riesce neanche a parlare correttamente in italiano. Così, le strade e le stazioni delle città italiane si stanno, giorno dopo giorno, riempiendo di ragazzi in fuga verso i confini con la Francia, da cui vengono respinti, per osservare il trattato di Schengen. E siamo punto e a capo.


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Un governo di buon senso, responsabile, e che sappia elaborare delle strategie d'intervento sulle trasformazioni epocali, che sia esso di destra o di sinistra, cosa farebbe? Farebbe alcune cose molto semplici... Azichè chiedere soldi alla Commissione Europea farebbe proposte strategiche da sottoporre al Parlamento Europeo, condividendole con la Francia, anzichè litigarci, perchè la Francia, in quanto paese ex coloniale, ha più responsabilità dell'Italia, dal punto di vista dell'accoglienza. Le proposte dovrebbero essere costruite sulla possibilità di concedere la protezione umanitaria di un anno, provvedimento che possono emettere le questure verso tutte le persone che arrivano dalla Tunisia, favorendo i ricongiungimenti familiari. Nel frattempo l'Unione Europea potrebbe avviare in Francia programmi di orientamento, formazione, autoimpresa e quant'altro finalizzati a portare questo know how in Tunisia dopo un anno di permanenza. E pi l'Italia, insieme all'Unione Europea, potrebbe partecipare alla ricostruzione del paese attivando delle azioni in termini economici e di partnership di sviluppo, con l'appoggio magari delle imprese italiane sane, affinchè quei ragazzi che sono scappati l'anno prima possano rientrare nel proprio paese, se lo volessero, e moltissimi lo vogliono, con strumenti e risorse per costruirsi il proprio futuro e modernizzare il paese.







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