Nella giornata finale del Giro d'Italia 107, a Roma, sfila la carovana in una giornata di festa per una passione collettiva ritrovata verso quel ciclismo che oltrepassa i significati sportivi...
La foto di Pogacar che regala la borraccia ad un ragazzino è il ritratto di questo Giro, che racconta da un lato la storia antica del ciclismo, perché il tuo idolo non lo vedi a centinaia di metri di distanza, in uno stadio o in un palazzo dello sport, ma lo puoi ammirare a pochi centimetri da te, mentre compie il gesto atletico: "E vai che io sto qui che aspetto Bartali, scalpitando sui miei sandali, da quella curva spunterà quel naso triste da italiano allegro..." Cantava Paolo Conte. Poi c'è l'aspetto caratterizzante di questo Giro, cioè la straordinaria forza, potenza e gentilezza di Tadej Pogacar, Campionissimo di sport e di umanità, in un momento storico in cui di umanità se ne respira ben poca...
La stessa storia di sport
"E' una corsa che non conosco, naturalmente non faccio mai piani prima di correre. Guarderò di fare del mio meglio, e quando è il momento buono penserò bene di attaccare o di difendermi". Con queste parole Fausto Coppi annunciava a sua prima partecipazione al Tour de France del 1949, che naturalmente vinse, realizzando la prima accoppiata Giro-Tour. Dichiarazioni decisamente diverse da quelle di Tadej Pogacar, 75 anni dopo: "Le montagne di questo Giro saranno un buon allenamento per il prossimo Tour." E' chiara la differenza, oggi immaginare una corsa senza pianificazione e programmazione sotto tutti gli aspetti sarebbe impensabile. Però, malgrado le differenze tecniche, tra quel ciclismo e quello di adesso resta il fatto che l'Eroe, con la sua umanità o semplicità, racconta la stessa storia di sport...
La speranza italiana del futuro
In questo Giro, Pogacar ha vinto sei tappe, ha lasciato un margine di 9 minuti al diretto inseguitore in classifica generale, cose che facevano Coppi e Merckx, ha vinto la classifica dei Gran premi della Montagna, la maglia azzurra, che una volta era verde, e avrebbe potuto vincere anche la maglia ciclamino della classifica a punti, se non fosse che da quest'anno è cambiato il regolamento, per cui sono stati aumentati in abbondanza i traguardi volanti. Così è toccata a Jonhatan Milan la possibilità di indossare lui la maglia ciclamino, visto tutti i suoi allungo sui nuovi traguardi volanti, e le sue tre tappe vinte, e questa è stata comunque una bella novità del Giro numero 107. Anche perché l'affermazione del corridore italiano segnala che il ragazzo sembra essere uno dei più forti sprinter al mondo, e ciò fa ben sperare per poter aspirare a qualche grande classica in linea.
Il colpo di coda del grande campione
Poi, al netto del dominio di Pogacar, rimane ben poco, forse Julian Alaphilippe, perché l'ex campione del mondo francese, unico vero fuoriclasse a questo giro, tolto lo sloveno, si è sicuramente guadagnato il premio della combattività. Sempre all'attacco in quasi tutte le tappe, sempre scattante, partendo spesso da lontano, con cavalcate da grande personaggio, sugellate nella 12a tappa la Martinsicuro-Fano, quella degli strappi marchigiani, con una fuga di 126 chilometri, roba da campioni. Ha affrontato gli strappi, fino al 22 per cento, con sicurezza e scioltezza e si è buttato nelle discese più veloce del vento...
Le sei chiavi di lettura
Le sei tappe vinte da Pogacar a questo Giro, sono in qualche modo le chiavi di lettura di questo nuovo Campionissimo, che però, come nella tradizione dell'Epica, sfocia nella dimensione umana, al di là dei confini entro cui vivono gli appassionati. L'esempio più emblematico lo raccontavamo all'inizio, proprio all'ultima tappa, nella sua cavalcata verso il cielo, quando sulla salita finale lo sloveno va via da solo, trasformando gli ultimi chilometri in una passarella. Hanno fatto il giro del mondo le foto di Tadej che regala le sue borracce a due ragazzini, sempre con il suo inconfondibile sorriso, diventato marchio di fabbrica. Oppure all'ultimo km, quando saluta il pubblico, dietro le transenne, come fosse un capo di Stato...
Nella seconda tappa Pogacar prende la maglia rosa sulla salita di Pantani, da San Francesco del Campo al Santuario di Oropo. All'inseguimento dei battistrada, fora a 11 km, con l'aiuto della squadra recupera lo svantaggio, mediante una progressione impressionante, in cima allo strappo più duro prende i fuggitivi, e se ne va facendo il vuoto.
Nella cronoscalata Foligno-Perugia tutti attendono l'impresa di Filippo Ganna, ma il Campionissimo sloveno sorprende tutti, recuperando a Ganna 1 minuto e mezzo in sei km. Con quello stile perfetto, senza mai alzarsi sui pedali, sembra davvero volare.
Nella 8a tappa si può permettere di battere in volata cinque ottimi sprinter, dopo aver attraversato salite tra il sette ed il dodici per cento. Anche qui Pogacar smentisce tutti quelli che pensavano che se ne stesse buono e tranquillo, gestendo la corsa. Ma invece no. Così si attende sull'ultima salita una sua possibile fuga in progressione. Lui cerca di favorire la squadra, poi i suoi compagni gli danno il via per vincere, così lo fa allo sprint.
Nella 15a tappa, il tappone del Giro, lo fa, come sempre, all'inseguimento dei battistrada l'ultimo dei quali è Quintana. A 7 km dall'arrivo va a prenderlo: la vetta è a 1780 metri. Lo supera e taglia il traguardo infliggendo distacchi siderali ai suoi avversari.
Forza e tecnica come pochi nel passato
Il Campionissimo sloveno ha palesato una forza atletica davvero degna di Merckx, eleganza e stile di Fausto Coppi, freddezza strategica di Hinault. Tutti questi aspetti li ha declinati in ogni aspetto della gara, facendo saltare qualsiasi tipologia. Ha vinto in velocità, contro il tempo, in salita e in discesa, è stato passista, scalatore, sprinter e finisseur: davvero cose d'altri tempi...
CLAFFIFICA GENERALE FINALE
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