CACCIA ALLO STRANIERO AFRICANO

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L’Alto Commissario per i Rifugiati, António Guterres, esprime preoccupazione per le decine di migliaia di rifugiati ed altri cittadini stranieri che potrebbero essere intrappolati in Libia.
Non ci sono gli aerei e le navi necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti,” ha dichiarato Guterres, chiedendo ai governi di prendere in considerazione le necessità di tutte le persone vulnerabili e non soltanto quelle dei propri cittadini. “Molte di queste persone si sentono prese di mira, sono spaventate e non hanno risorse.”
Da anni la Libia è un paese di transito e di destinazione per i rifugiati. L’UNHCR ha riconosciuto come rifugiati 8.000 palestinesi, iracheni, sudanesi, etiopi, somali ed eritrei. Oltre 3.000 hanno presentato domanda d’asilo e molte altre migliaia che non hanno avuto la possibilità di contattare l’ufficio UNHCR si trovano verosimilmente nel paese.
Gli africani sembrano essere particolarmente a rischio perché sospettati di essere mercenari stranieri,” ha riferito l’Alto Commissario. “La nostra preoccupazione è che non riescano a mettersi al sicuro”.

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Questo comunicato emesso ieri dall’Alto Commissariato per i Rifugiati, rappresenta un’altra delle atrocità che si stanno verificando in Libia, cioè quella legata ai cittadini del corno d’Africa e dell’Africa sub sahariana, che vengono massacrati perché scambiati per i mercenari assoldati da Gheddafi.

Sono migliaia di persone che rischiano la vita, poiché non c’è nessuno che sta pensando ad evacuarli.

Dal blog di Laura Boldrini, Portavoce dell’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), si legge di una vera e propria caccia all’uomo…

Ieri sera ho ricevuto una telefonata allarmata di un giornalista somalo che conosco da anni e grazie alle cui segnalazioni in passato tanti somali sono stati salvati in mare dalla Guardia Costiera. Mi ha detto che in giornata aveva ricevuto diverse chiamate di connazionali che si trovano a Tripoli i quali sono terrorizzati ad uscire di casa perché in città, oltre alla tensione generale si sta alimentando nei loro confronti anche molto risentimento che – a loro avviso – sta arrivando, in alcuni casi, ad una sorta di “caccia allo straniero africano”. Gli chiedevano quindi di lanciare l’allarme in quanto non avevano scorte per resistere a lungo e si sentivano a rischio.
Poche ore fa il signor Giacinto, italiano di origine eritrea, mi ha detto che la scorsa notte nella casa di suo fratello attualmente a Tripoli, un gruppo di libici ha fatto irruzione e lui, insieme agli altri eritrei con i quali condivide l’appartamento, è riuscito a scappare ma non sa a chi rivolgersi e dove trovare un rifugio.
Un’altra storia tragicamente paradossale questa…


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C’è da aggiungere che tra queste migliaia di persone preda della violenza dei libici anti Gheddafi, ci sono anche richiedenti asilo, che non sono riusciti a presentare la richiesta di asilo ma si trovano lo stesso sul territorio. A queste si aggiungono persone respinte dall’’Italia, a cui non è stata concessa la possibilità di presentare la domanda di protezione internazionale, che grazie al trattato di amicizia, sono state imprigionate nelle carceri libiche, da cui sono riusciti ad evadere in seguito alla rivoluzione in atto. Tutte questa gente rischia la vita per il sol fatto di avere la pelle nera e nessuno ne sa niente…


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