SICILIA E CILE, DUE SISTEMI OLIGARCHICI A CONFRONTO



 
 
Il 28 ottobre 2012 è stato il giorno in cui in due parti opposte del mondo si sono tenute delle importanti consultazioni elettorali: in Sicilia e in Cile. Vista così questa notizia ha semplicemente il sapore della coincidenza temporale e niente di più. Però, se si vanno a confrontare le due tornate elettorali, si possono riscontrare delle interessanti similitudini davvero, al di là del fatto che la Sicilia è un territorio regionale e il Cile è una nazione, e che nella regione del sud Italia si è votato per il governo regionale, mentre in Cile per le amministrazioni locali.

La prima grande similitudine è sicuramente il forte livello di astensione, il 53 per cento in Sicilia e il 55 per cento in Cile. La seconda è che sia nell’uno che nell’altro contesto ha vinto una coalizione di opposizione alla destra di governo. Nel paese latino-americano l’Alianza por Chile del Presidente Sebastián Piñera, eletto alle presidenziali del 2009, è stata sconfitta nelle principali città, come la capitale Santiago e Providencia, dalla Concertacion, cioè la coalizione di centro-sinistra nata nell’ottantotto per opporsi alla dittatura di Pinochet.
 
 
Foto Ansa
In Sicilia un’alleanza di sinistra-centro destra tra Pd e Udc ha sconfitto i partiti di destra, che però erano nel governo centrale l’anno precedente, mentre al comando del governo regionale c'era proprio il Pd, insieme al Governatore Lombardo, inquisito per mafia e dimessosi per aver sfiorato la bancarotta. Questa alleanza ha portato al potere Rosario Crocetta, contraddistintosi per l’esuberanza comportamentale: urla di essere l’erede di Pippo Fava, il giornalista catanese assassinato nell'85, per il suo passato di sindaco antimafia a Gela, e poi va ad ossequiare il boss dell’editoria Ciancio, anch’esso inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa…
 
 
Foto Ansa
 
A ben guardare dentro queste due fotografie le dinamiche politiche di questo pezzettino di America latina sono molto più lineari di quelle della bella isola italiana. Ma a parte questo, c’è da dire che le diverse caratteristiche socio-economiche dei due contesti in questione producono in qualche modo i medesimi effetti, poiché la débâcle dei due sistemi di potere, in ambedue i casi, viene ricondotta alla lontananza da parte del sistema politico nei confronti della gente e dei loro bisogni.
 
Si, perché nel caso siciliano corruzione, sopraffazione, sudditanza, privilegi costituiscono i paradigmi di un sistema oligarchico che sta portando la Sicilia a rischio default come la Grecia. Quello siciliano è un sistema secolarizzato, dove vi è una “borghesia collusa” con la cultura mafiosa, come anni or sono la definiva il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, poi vi è un ceto meno abbiente, che con la crisi economica si è ancora di più allargato andando a coinvolgere ampi pezzi di borghesia, ed infine vi è un ceto politico-affaristico che da destra a sinistra ha garantito negli anni la supremazia oligarchica.
 
In Cile invece, dopo la stagione delle riforme democratiche avviate dalla presidenza di Michelle Bachelet, l’imprenditore miliardario Sebastián Piñera ha promosso delle controriforme liberiste, che nel 2011 hanno scatenato le ire degli studenti con gigantesche manifestazioni e con durissimi scontri, in una delle quali ha perso la vita un ragazzo. Le motivazioni delle proteste erano legate alla richiesta di un sistema scolastico equo e democratico, poiché quello cileno è uno dei più elitari e costosi del mondo. La particolarità di queste proteste, dilaganti in tutto il paese, sta nel fatto che il popolo cileno ha in qualche modo sostenuto gli studenti, senza restare a guardare, poiché quelle erano le proteste dell’intero paese contro la giovane oligarchia insediatasi al potere. Ecco spiegato il responso alle urne del 28 ottobre.
 
Ci sarebbe da chiedersi a tal punto: ma tra i due qual è il paese più sudamericano...?
 
 
 
 
 
 

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