ILLECITI E DEPISTAGGI DELLA FAMIGLIA ERDOGAN TRA L'ITALIA E LA TURCHIA, MENTRE ESPLODONO DUE AUTOBOMBE AD ANKARA E NEL SUD-EST


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Si chiama Bilal Erdogan, ha 35 anni ed è il figlio del presidente/sultano della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Ufficialmente si è trasferito a Bologna con moglie e figli, nel settembre scorso, per un dottorato alla Johns Hopkins University, iniziato, a quanto pare, nel 2007. Murat Hakan Huzan è invece un imprenditore, oppositore politico del "sultano turco", rifugiatosi in Francia perché perseguitato in patria. E' proprio lui che ha depositato un esposto alla Procura di Bologna, tramite l'avvocato Massimiliano Annetta del foro di Firenze e recepito dal Pm Manuela Cavallo.


By Marco Marano


Nell'esposto si rivela una verità diversa da quella ufficiale, rispetto alla presenza in Italia del figlio del sultano, rimbalzata negli ambienti antigovernativi turchi, messa nero su bianco da Murat Hakan Huzan. Bilal Erdogan avrebbe trasportato in Italia un'ingente somma di danaro, finalizzata a supportare un'eventuale piano di fuga della famiglia Erdogan, nell'eventualità che in patria fosse costretto ad una defenestrazione di popolo.

Come sa chi è informato delle cose che stanno avvenendo in Turchia, il potere pressoché assoluto del sultano produce continue lesioni dei diritti umani nei confronti delle istanze di autonomia del popolo kurdo, la cui popolazione civile è repressa nel sangue nel sud-est del paese, al confine con la Siria. Inoltre gli arresti arbitrari dei giornalisti che si oppongono al regime ha mobilitato gli organismi internazionali per l'intollerabile azione di un paese NATO contro la libertà di espressione. Ed infine ci sono le questioni legate ai traffici di armi e al contrabando di petrolio, proprio al confine con la Siria, in combutta con l'Isis, che ha degli strutturati insediamenti a Istanbul, protetti dai servizi segreti del paese, per garantire anche il passaggio dei foreign fighters.


Queste ultime vicende hanno carattterizzato il governo turco per le sue attività di manipolazione della realtà e depistaggi. Nei consessi internazionali inveisce contro il terrorismo jihadista e sul campo favorisce i movimenti dei jihadisti. Conduce una guerra spietata alle istanze di autonomia del popolo kurdo, e cerca l'alleanza sunnta con l'Arabia Saudita, proprio per combattere i kurdi in Siria, che rappresentano l'unica resistenza militare allo jihadismo sul territorio...


L'attentato di Ankara, che ha coinvolto un convoglio di 28 militari, e quello di Diyarbakir, sette morti, hanno tutto il sapore di questa strategia di depistaggio, poichè vengono fatti risalire uomini provenienti dalla Siria, che si sono fatti esplodere, utilizzando quindi un modus operandi jihadista, che il governo turco ha associato però alle sigle militari kurde: PKK e YPG...

Essi infatti combattono con le armi in mano, nelle zone di guerra, poiché rivendicano un'autonomia di popolo negata da un secolo, e gli eroici gesti delle donne nel Rojava ne sono il segno distintivo. Niente a che vedere dunque con missioni suicide e le bombe stragiste, fiore all'occhiello dell'Isis...

In questo modo Erdogan padre, potrà adesso legittimare le carneficine perpetrate su uomini, donne e bambini nelle città del sud-est, e rilanciare le stragi di innocenti per demolire le istanze di autonomia di questo popolo da un secolo martoriato.


In effetti di robe per cui temere una fuga improvvisa dal paese ce ne sono e come... Comunque, nell'iscrizione al registro degli indagati del figlio del sultano, difeso dall'avvocato di Bologna Giovanni Trombini, rientra anche un'altra vicenda di cui si è reso responsabile il giovane Erdogan. Gli inquirenti stanno indagando sul folto contingente armato di guardie del corpo, presumibilmente legato ai servizi turchi, a cui non sarebbe stato consentito l'ingresso dalle autorità italiane. Questi, una volta arrivati a Bologna, in poche ore, avrebbero ricevuto passaporti diplomatici dalle autorità turhe...

Credits ANSA, AP


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