REVOLUTION NEWS: EGITTO E ARABIA SAUDITA




Il miracolo egiziano



foto AsiaNews

All’inizio della scorsa settimana le violenze interconfessionali tra cristiani e musulmani, avevano messo in discussione la grande protesta popolare che aveva provocato la defenestrazione di Mubarak. Chiese bruciate, violenze nelle strade, morti e feriti, avevano trascinato la protesta riformatrice verso una deriva di tipo religioso.

Già venerdi scorso in piazza Tahrir c’erano centinaia di persone, sia cristiani che musulmani, per ribadire l’unità interconfessionale del popolo egiziano, annunciando, come già era stato fatto in rete, che il giorno dopo sarebbero scesi in piazza un milione di persone per ribadire che la rivoluzione egiziana non è a carattere religioso: l’obiettivo di tutti è vivere in uno stato democratico.


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Il giorno dopo non c’erano certo un milione di persone per le strade del Cairo ma migliaia di egiziani si sono riversati nella capitale per affermare il carattere non confessionale delle loro proteste. Caso strano c’erano insieme musulmani e cristiani ma anche soldati e ufficiali dell’esercito, i quali hanno ribadito che vigileranno molto più attentamente del passato affinchè gli scontri religiosi non attecchiscano.


Arabia Saudita: Impedire ogni forma di assembramento!

In Arabia Saudita la protesta riformatrice non riesce a prendere forma. La situazione nel paese è abbastanza confusa perché la dinastia del sunnita re Abdallah bin Abd al Aziz al Saud, al potere dal 2005 vive comunque una fase di instabilità sia per l’incerta situazione legata alla discendenza dinastica che anche per l’anacronismo storico del suo sistema politico. L’Arabia Saudita è infatti una monarchia assoluta, con un entourage monarchico disgregato composto da ultraottantenni con centinaia di figli a seguito. Nel paese non esistono diritti e libertà, è persino vietato scendere in piazza a protestare. Il monarca è a capo del governo, nomina i 150 membri dell’unica camera del Parlamento. La costituzione è rappresentata dal Corano, non ci sono partiti e non si fanno elezioni, le donne non hanno diritto al voto e non possono prendere neanche la patente.


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In un contesto come questo si stanno mobilitando tutti: sunniti, sciiti, intellettuali e soprattutto giovani, che attraverso Faceboock stanno cercando di organizzarsi per scendere in piazza. Le istanze sono semplici: trasformazione della monarchia, separazione dei poteri, elezioni, e garanzia dei diritti civili. Giovedi scorso a Qatif, la minoranza sciita è andata a protestare per richiedere il rilascio di alcuni leader arrestati dalla polizia. Venerdi un tam tam di 30000 persone su internet ha organizzato la giornata della rabbia per le strade della capitale Ryadh, ma già dalle prime ore dell’alba la città era assediata dalle forze dell’ordine, col dispiego di mezzi pesanti ed elicotteri, tanto che ai manifestanti è stato letteralmente impedito di protestare. Alcune organizzazioni per i diritti umani statunitensi hanno accusato il Segretario di Stato Clinton che ha chiesto di garantire il diritto di protesta a tutti i paesi mediorientali tranne che all’Arabia Saudita…





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