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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

LA NAZIONE DEI POPOLI IN FUGA

“Abidjan ormai è a ferro e fuoco. Gruppi armati si sparano addosso in una città fantasma dove non circola più nessuno, anche perché, come ormai da dieci anni, la popolazione viene presa di mira dalle parti avverse. Le condizioni igenico-sanitarie sono problematiche, manca l’acqua e l’elettricità: è una vera e propria crisi umanitaria...” Era questo il ritratto della situazione nella capitale commerciale ivoriana appena un anno fa, quando il presidente golpista Gbagbo aveva scatenato l’ultimo pezzo di una guerra civile durata, tra “alti e bassi”, una decina d’anni, anche quando una volta perdute le elezioni, vinte da Ouattara, aveva deciso di non abbandonare il potere… Solo in quell’ultima fase di instabilità politica in Costa d’Avorio ci fu un esodo 200 mila persone, che fuggivano verso i paesi limitrofi come anche verso l’Europa. Tornano alla mente le immagini di donne, uomini, vecchi, bambini che si spostavano come potevano dai luoghi di conflitto: chi a piedi, chi in m

AMNESTY ACCUSA L’ITALIA: BASTA CON LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

foto Amnesty International Sono passati pochi mesi dal febbraio del 2012, quando cioè la Corte Europea dei Diritti Umani aveva censurato l’operato del governo Berlusconi che, grazie ad un accordo, tenuto nascosto nei suoi contenuti, in tema di immigrazione clandestina, con il dittatore Gheddafi, aveva effettuato un cosiddetto “Push-Back” cioè un respingimento, rimpatriando forzatamente 11 somali e 13 eritrei in Libia, come parte di un gruppo di circa 200 persone, che avevano lasciato le coste africane su tre imbarcazioni nel tentativo di raggiungere il “Bel Paese”. In quel caso l’Italia non ha rispettato la Convenzione di Ginevra sul riconoscimento del diritto di asilo politico da parte di chi rischia la vita nel proprio paese, non solo, ma ha anche ignorato il fatto che rispedire al mittente dei cittadini sub sahariani in Libia significava esporli a violenze e torture, come poi è stato. All’indomani della censura da parte dell’Alta Corte di Giustizia, il neo President