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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Il grande demiurgo islamico e il pericolo di una nuova guerra civile

    Foto Reuters   Un’altra polveriera sta per esplodere in Medio Oriente, si chiama Egitto. La primavera araba che aveva portato alla defenestrazione di Mubarak, e del suo trentennale potere autocratico, aveva visto il popolo nella sua interezza a condividere la rabbia d’una società senza libertà e democrazia. Oggi si stanno nuovamente riproponendo le stesse dinamiche, nel momento in cui i Fratelli Musulmani, speranza moderata del mondo arabo, hanno preso il potere, in seguito alle prime elezioni libere, con la vittoria di Mohamed Morsi.     Il nuovo Presidente, con la sua maggioranza islamica all’interno dell’Assemblea Costituente, ha emendato una serie di decreti che, condizionando la separazione dei poteri, hanno generato nuove proteste popolari. L’elemento aggiuntivo di questi giorni è che entro la settimana, anziché entro due mesi, il progetto della nuova costituzione verrà approvato, con i decreti che hanno generato le proteste popolari, quelle

IL CALVARIO D’UN POPOLO STREMATO

Foto Ansa   Raccontare una guerra come quella che affligge la Repubblica Democratica del Congo, non è cosa facile. In vent’anni ci sono stati cinque milioni di vittime ed eserciti di varie connotazioni che si sono susseguiti, tutti di matrice etnica. In questa guerra non si capisce bene “chi sono i buoni e chi i cattivi”, anzi a dire il vero "sembra che ci siano solo cattivi". Da un lato c’è il Presidente Joseph Kabila, che nel 2001 ereditò il potere direttamente dal padre. egli  ha vinto le elezioni del 2011, grazie a evidenti  brogli, a sentire gli osservatori internazionali.   Foto Ansa   Il 23 marzo del 2009,   il governo firmava un accordo di pace con il “Congresso nazionale per la difesa del popolo”, che prevedeva l’ingresso nell’esercito regolare del suo braccio armato e la sua trasformazione in partito politico. L’accordo non fu rispettato.   Il 4 aprile di quest’anno, alcune centinaia di ex membri del Cndp si sono ammutinati e hanno dat

Le distorsioni del racconto giornalistico sulla guerra di Gaza

  Foto Ansa Se la verità è la mission di ogni giornalista, almeno nella sua dimensione originaria, nel nostro tempo sappiamo che sono tante le variabili che intralciano il racconto giornalistico attraverso la mistificazione della realtà. Raccontare una guerra, dal punto di vista giornalistico, è sicuramente una delle ambientazioni più entusiasmanti poiché, allo stesso modo dei meccanismi narrativi della fiction, i fatti da raccontare funzionano da modello esplicativo del mondo sociale. Paradossalmente potremmo dire che la guerra è bella da vedere, cinematograficamente parlando, ma è anche bella da raccontare, se però vengono utilizzati proprio quei paradigmi narrativi legati alla fiction, che servono da esplicazione della realtà: coraggio, suspence, forza, eroismo, passione, sacrificio, ma soprattutto vittoria del bene e sconfitta del male.   Il caso della recente guerra di Gaza ne è solo l’ultimo esempio. A portalo all’a

Monitor News: IL MONDO BRUCIA

Gaza: i giorni dell'orrore Siria: cronaca di una guerra civile   Brasile: cronaca di un conflitto urbano       Egitto: la nuova rivolta      

I GIORNI DELL’ORRORE TRA GAZA E SAN PAOLO

  Foto Ansa “Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario a coloro che non sanno cosa significhi l'orrore. L'orrore ha un volto e bisogna essere amici dell'orrore. L'orrore ed il terrore morale ci sono amici. In caso contrario allora diventano nemici da temere. Sono i veri nemici...”   Queste parole sono del colonnello Kurtz, nel celebre film di Coppola Apocalypse Now, che racconta, nella sua essenza più profonda, il senso della guerra del Vietnam: “il mio film – diceva il regista – non parla del Vietnam, il mio film è il Vietnam.” Da allora l’orrore è stata una costante nei fatti del mondo, come anche il terrore morale. Ambedue sono nemici del nostro tempo: chi non ricorda l’ex Jugoslavia o il Ruanda, sono immagini indelebili scolpite nella memoria collettiva poiché fotografate dai media di massa. Accanto a queste ci sono orrori però che i media non “fotografano” e per questo forse non sono nemici da temere, come ad esempi

UNA LEZIONE DI DEMOCRAZIA DAL SUDAMERICA

Foto PeaceReporter Negli ultimi giorni è rimbalzata sui giornali una notizia, elaborata nelle pagine di cronaca estera, come se fosse un esempio da scuola di giornalismo, del tipo “l’uomo che morde il cane…” La notizia in questione era la seguente: “il Presidente dell’Uruguay Josè Mujica, rinuncia al novanta per cento del suo stipendio, equivalente a circa 10000 euro mensili, per donarlo ai poveri del suo paese”. Per un popolo fondamentalmente indolente come quello italiano, una notizia come questa fa semplicemente spuntare il sorriso, tanto sembra incredibile. Quando Mujica, qualche mese fa offrì ai senza fissa dimora parte del Palazzo presidenziale, nel forum on line della rivista “frontierenews.it” c’era chi non ci credeva, chiedendo di verificarne le fonti…  Foto Ansa In realtà il modo di gestire il potere da parte di Mujica pone l’accento su una categoria diversa da quella del sorriso o della diffidenza: la sostenibilità stessa del potere. La storia di questo Pres

VECCHIE DISPUTE E NUOVI RANCORI RIACCENDONO LA “POLVERIERA” MEDIORIENTALE

Foto Ansa In quest’ultima settimana in Medioriente vecchie dispute si sono riaperte, accompagnate da nuovi rancori, in un crescendo di giochi a scacchi di carattere diplomatico, che fanno tornare alla mente antichi fotogrammi. Ma prima di ogni cosa ci sono le vittime, prevalentemente civili, che continuano ad aumentare. Innanzitutto la stima di venti mesi di guerra civile siriana, elaborata da ll'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo, ong degli insorti con base in Gran Bretagna: 39.112 morti dal 15 marzo 2011, di cui almeno 27.410 civili. I soldati uccisi sono 9.800, i disertori 1.359, mentre 543 morti non sono stati identificati. Il bilancio secondo la Ong non comprende le persone sparite in detenzione o uccise dalle milizie pro-regime.   Foto Ansa Tra ieri e mercoledì i caduti sul campo di battaglia sono un centinaio, mentre il cuore della guerra si sposta sempre di più al confine con al Turchia, e il livello della tensione tra i due paesi si alza no

E’ DI NUOVO GUERRA TRA ISRAELIANI E PALESTINESI

Foto Ansa Sta per ricominciare, o forse è già cominciata, l’ennesima guerra tra Israeliani e palestinesi. I bombardamenti di Gaza dell’altro ieri hanno prodotto, fino a questo momento, 15  morti tra cui 3 bambini, mentre i feriti sono circa 150, tra cui 20 donne e 15 bambini. Alcuni di questi sono in condizioni gravissime, e come al solito quando vi è un conflitto bellico nelle aree depresse del mondo, sta per scoppiare l’ennesimo caso umanitario, come denuncia la Mezzaluna rossa, poiché mancano i sacchetti di plastica sterilizzati per le trasfusioni di sangue.  Foto Ansa   Mentre sulla striscia di Gaza i raid continuavano incessanti, i miliziani palestinesi hanno ripreso a colpire alcune città israeliane del sud con un centinaio di missili, provocando tre vittime civili. Dalle tre del mattino ore italiane, le 21,00 negli Stati Uniti, sono ritornati in campo i soliti “giochi delle parti” a livello diplomatico.   Ban ki-moon chiama Netanyahu mostrandogli la

Sciopero europeo a Bologna: i separati in casa

    Nella mattinata dello sciopero europeo contro le politiche di austerità, a Bologna il centro è stato sommerso da diecimila persone che sono partite da quattro parti diverse della città, per poi confluire in due cortei separati. Da un lato il corteo "istituzionale" della Cgil Fiom e Funzione pubblica, a cui ha partecipato il Sindaco Merola, che si è concluso in Piazza Malpighi col comizio dei leader locali, dall'altro Cobas, docenti e studenti, che dopo aver simbolicamente assaltato la sede della Cisl e imbrattato una filiale dell'Unicredit, sono passati dalla Prefettura, uralndo slogan duri contro il governo, per finire in piazza Santo Stefano.