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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Non cancellato ma depenalizzato il reato di immigrazione clandestina

  Ansa Occorre fare degli opportuni chiarimenti, almeno dal punto di vista della comunicazione giornalistica, perché quello che il Senato ha votato ieri non è stato la cancellazione del reato di clandestinità ma la sua depenalizzazione. Nei giornali di questa mattina si sottolinea, almeno nei titoli, una cosa non vera. Adesso si fanno le prime analisi sulla nuova norma di legge che non è poi tanto nuova, poiché si è ritornati alla Bossi-Fini, a suo tempo contestata da tutta l’Italia civile o civilizzata. Attenzione quindi a non cadere in errore: il reato di immigrazione clandestina non è stato affatto cancellato, visto che per la prima volta è apparso proprio nella suddetta legge, a firma di quei due “grandi statisti”… Perché bisogna dirlo che è stata proprio la Bossi-Fini a criminalizzare coloro i quali arrivano in Italia senza documenti, e il comportamento delle questure nei confronti degli immigrati, anche quelli col cedolino per la richiesta di protezione intern

A proposito di inclusione dei migranti: uno sguardo da Bologna

Ayman, ma non è il suo vero nome, è nato a Mogadiscio, ha 23 anni ed è uno di quelli che quando scoppiò la guerra civile in Libia si trovava a Tripoli, dove lavorava come manovale per una impresa edile, sfruttato e sottopagato, ma a sbarcare il lunario ci riusciva. Era dovuto scappare un paio d’anni prima dalla Somalia, come ha fatto quasi una generazione intera, poiché in quel paese non esiste uno Stato strutturato, esistono territori in balia di chi è più forte, è in questo momento l’organizzazione più radicata, ancor di più dello Stato stesso, è al - Shabaab, succursale di al-Qaeda. Questa organizzazione, che sparge il terrore, significa proprio gioventù, perché sono i giovani che possono rinsaldare le fila della loro organizzazione militare, e l’unico modo per salvarsi è la fuga. Quando Ayman s’imbarcò da Tripoli per Lampedusa, per sfuggire alla guerra civile che vide soccombere Gheddafi, sapeva che il viaggio era pericoloso, ma restare a tripoli si