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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Il giorno della memoria perchè non succeda più: ma continua a succedere...

Il 27 gennaio, come ogni anno, da 13 anni a questa parte, si festeggia il giorno della memoria per ricordare al mondo la Shoah, cioè il genocidio di quei sei milioni di persone, prevalentemente ebrei, da parte del nazionalsocialismo, durante la seconda guerra mondiale. Sono passati sessant’anni da quell’incredibile strategia pianificata e sistematizzata di annientamento e ogni volta che si ricorda la shoah, vi è una frase utilizzata canonicamente: “è importante ricordare quei fatti alle nuove generazioni affinchè non si ripetano più.     Ansa     Ogni qual volta quella frase viene ripetuta una ferita grande come una casa si apre tra i sussulti del tempo e della storia, che amplifica ancora di più l’indifferenza verso il passato da parte delle nuove generazioni e questo perché, quella frase è offensiva nei confronti del presente e della cronaca dei nostri giorni. Se milioni di persone oggi sono costrette a fuggire dai loro paesi d’origine, attraversando i deser

Quel sogno africano infranto sulle sponde della Françafrique

Agli inizi degli anni ottanta in Africa c’era un uomo che aveva fatto un sogno: “ridare l’Africa agli africani”. Questo perché il continente più dominato della storia, dopo aveva superato la fase del colonialismo europeo, era stato invaso dalle multinazionali per lo sfruttamento delle risorse naturali, funzionali al benessere dei paesi ex coloniali, i quali imponevano dinamiche produttive e commerciali che ne impedivano lo sviluppo. A questo si aggiungevano gli autocrati corrotti, che governavano l’Africa, garantiti dai paesi ex coloniali, per legittimare gli affari occidentali. Questi saccheggiavano i loro popoli, usando la spesa pubblica per vivere da nababbi, producendo debiti con l’estero che schiacciavano i ricchissimi territori in una povertà endemica.         In effetti questa non sembra tanto una storia di ieri, perché è anche la storia di oggi, cioè la storia e la cronaca dei paesi africani. Ma la storia dell’uomo che aveva un sogno è sicuramente una storia d

La guerra in Mali tra gli echi del deserto: la Françafrique e le risorse naturali

La guerra in Mali, che ha scatenato la furia omicida di al Qaida in Algeria, non può che avere una duplice lettura. Da un lato c’è l’attacco dell’oltranzismo islamico con il tentativo di imporre la sharia sui territori maliani, infondendo atroci violenze alla popolazione, che ha accolto le truppe francesi con ovvio entusiasmo. Sullo sfondo però ci sono gli interessi francesi legati allo sfruttamento delle risorse naturali, prevalentemente oro e bauxite. Su questo aspetto è stata costruita la politica francese degli ultimi cinquant’anni, col graduale processo di decolonizzazione dei paesi africani. Prima della seconda guerra mondiale l’impero coloniale francese in Africa si estendeva per 12 milioni e mezzo di chilometri quadrati, riunendo 18 paesi sotto il proprio controllo. Come scrive Carlo Caracciolo su Limes, il colonialismo francese si basava “ sul principio dell’assimilazione. L’impero come estensione del territorio metropolitano, anche sotto il profilo amministrativo. Le

Eritrea: un tentato golpe per la democrazia

A due anni dalle primavere arabe, in uno dei paesi più martoriati del corno d’Africa, oggi vi è stato un tentativo di colpo di Stato, da parte di un gruppo di militari ribelli contro il dittatore Isaias Afeworki, che ha in mano il potere dal 1993, anno dell’indipendenza dalla vicina Etiopia, con cui il paese è in guerra praticamente dalla fine della seconda guerra mondiale. I golpisti sembra che abbiano preso alcuni centri del potere di Asmara e siano entrati nella tv di stato da cui avrebbero chiesto la liberazione dei prigionieri politici e le riforme democratiche, ma l’esercito regolare sembra che stia reagendo.   Foto Peace Reporter   In effetti quella dell’Eritrea è una delle più sconcertanti storie africane poiché, oltre ad essere un paese poverissimo, il suo popolo ha sopportato un conflitto con l’impero etiope a cui è stata annessa con la forza nel 1960. Da allora è stato un continuo conflitto di liberazione, fino al ’93 quando venne dichiarata l’indipendenza e

La guerra in Mali tra gli echi del deserto: da Gheddafi all'Algeria

  Foto Ansa   La guerra ad al Qaida in Mali entra nel vivo con i fatti legati al sito petrolifero di In Amenas , nel sud-est dell'Algeria, dove i jiadisti hanno preso in ostaggio 41 persone, tra cui 7 americani, 2 francesi, dei britannici e dei giapponesi. Durante l'attacco dei terroristi islamici 2 persone, fra cui un britannico, sono state uccise e sei ferite. Poche ore dopo l'esercito algerino con un raid aereo cercava di riprendere il controllo del sito e nell'operazione 35 ostaggi e 15 sequestratori rimanevano uccisi.   Liberation   Come ogni guerra africana diventa difficile risalire alla sua origine. In questo caso possiamo rintracciarla dai fatti che portarono alla defenestrazione di Gheddafi, il quale aveva armato e pagato migliaia di tuareg, i nomadi del deserto maliano. Si potrebbe dire che l'attuale situazione nasce il 16 ottobre 2011, pochi giorni prima dell'uccisione del rais libico. E' quello il momento in cui nasc

LA GUERRA IN MALI TRA GLI ECHI DEL DESERTO - I parte

L’intervento militare in Mali, iniziato l’11 gennaio, con appena 750 uomini dell’aviazione francese, è l’ultimo capitolo di una vicenda, raccontata fra le righe della comunicazione giornalistica, almeno in Italia, che affonda le sue radici nella storia dei conflitti africani fra colonialismo e autocrazie. Anche se forse in questo caso c’è qualcosa di particolare: il deserto.     Foto AFP   E’ infatti il deserto la chiave di lettura di questo luogo, poiché abbraccia il nord, rappresentando i due terzi del paese. Dei 14 milioni di abitanti poco meno di due milioni vivono al nord, quasi tutti concentrati sulle coste del fiume Niger, che tocca le città di Konna, Timbuktù e Gao. Sopra la linea disegnata dal fiume vivono circa cinquecentomila persone, in prevalenza nomadi di origine araba e berbera, rispetto ai quali quella dei Tuareg è l’etnia più rappresentativa. Foto Ansa   L’area meridionale del Mali, strutturalmente urbanizzata, si estende lungo la fasc