Passa ai contenuti principali

Eritrea: un tentato golpe per la democrazia




A due anni dalle primavere arabe, in uno dei paesi più martoriati del corno d’Africa, oggi vi è stato un tentativo di colpo di Stato, da parte di un gruppo di militari ribelli contro il dittatore Isaias Afeworki, che ha in mano il potere dal 1993, anno dell’indipendenza dalla vicina Etiopia, con cui il paese è in guerra praticamente dalla fine della seconda guerra mondiale. I golpisti sembra che abbiano preso alcuni centri del potere di Asmara e siano entrati nella tv di stato da cui avrebbero chiesto la liberazione dei prigionieri politici e le riforme democratiche, ma l’esercito regolare sembra che stia reagendo.
 

Foto Peace Reporter
 

In effetti quella dell’Eritrea è una delle più sconcertanti storie africane poiché, oltre ad essere un paese poverissimo, il suo popolo ha sopportato un conflitto con l’impero etiope a cui è stata annessa con la forza nel 1960. Da allora è stato un continuo conflitto di liberazione, fino al ’93 quando venne dichiarata l’indipendenza e fu eletto, durante le uniche elezioni svoltesi nella sua storia, Isaias Afeworki.

Il fatto sconcertante e che, in un modo o nell’altro, lo stato di emergenza bellica viene mantenuto, così come il conflitto in essere con l’Etiopia, per questioni di confini. Sembra vi sia da parte di questo spietato autocrate la volontà di lasciare inalterato lo stato di belligeranza per mantenere il potere. Infatti per tale motivo, non sono mai state indette elezioni, si praticano arresti arbitrari e torture con estrema facilità nei confronti dei giornalisti quanto della popolazione, per non parlare dei processi e delle esecuzioni sommarie. Qualsiasi forma di dissenso viene soffocata attraverso le sparizioni.
 

Foto Afp
 

Gli uomini che vogliono salvarsi la vita per impedire di guerreggiare, l’Eritrea ha il secondo esercito più grande di tutto il continente africano, sono costretti a fuggire in paesi limitrofi o in Europa. L’Onu ha chiesto alla comunità internazionale di impedire i rimpatri forzati dei cittadini eritrei, poiché significherebbe morte sicura, eppure alcuni l’hanno fatto, mentre altri, come l’Italia, hanno respinto cittadini eritrei ai tempi dell’emergenza nord africana.



 

Commenti

Post popolari in questo blog

«Ci vogliono uccidere!»

Perseguitato in Cile e in Argentina, il popolo Mapuche rivendica la salvaguardia della propria terra contro le speculazioni delle holding occidentali Notizie dai margini del mondo by Marco Marano Bologna, 13 gennaio 2017 –  Picchiati, trascinati per i capelli, minacciati, soggetti al fuoco ravvicinato delle forze dell’ordine… E’ così che si apre il nuovo anno per il popolo Mapuche, i nativi della Patagonia tra Cile e Argentina: 1.000.000 nel primo, 500.000 nel secondo. Intorno a mezzogiorno di mercoledì 11 gennaio, nella comunità cilena di Trapilwe Mawidache, presso la zona di Makewe, nel Comune di Freire, a sud di Temuco, un’area letteralmente militarizzata, in seguito ad un controllo d’identità dei carabineros, tre donne, di cui una minorenne, sono state fermate, minacciate con le armi in pugno e picchiate, per poi essere caricate su un veicolo delle forze dell’ordine, dove le sevizie sono continuate. Come riferisce a Radio Villa Franca l’avvocatessa delle tre sve

LA LIBIA E IL GIOCO DELLE IPOCRISIE NEL RICORDO DEL RUANDA

foto Afp Da quando è iniziato l'attacco in Libia da parte di alcuni paesi dell'occidente, in seguito alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, è iniziato il solito gioco delle ipocrisie. Da un lato i governi occidentali, che dopo un mese di massacri dei civili libici si sono decisi ad intervenire, con la motivazione ufficiale di difendere la popolazione inerme, mentre nella realtà c'è la gara a posizionarsi sul mercato petrolifero per chi deve essere il principale partner economico della Libia dopo Gheddafi. foto PeaceReporter La Francia che per prima ha spinto l'intevento militare ha ben chiaro i propri obiettivi insieme alla Gran Bretagna: togliere di mezzo Gheddafi a prescindere dall'ONU e dalla NATO. La Russia e la Cina aveva già assaporato l'idea di fare affari con Gheddafi. L'Italia ha una posizione diversa ogni qual volta un suo ministro apre bocca, ma dopo le parole chiarifichatrici di La Russa, che ha chiaramente detto che loro dopo voglion

LA DEMOCRAZIA COMUNITARIA KURDA DIVENTA IL MODELLO DELLA NUOVA FEDERAZIONE DEL NORD DELLA SIRIA

RADIO CENTO MONDI NEWS VALUES Mentre proseguono a Ginevra i negoziati di pace tra la variegata costellazione di organizzazioni che combattono sul territorio e le autorità siriane, con la presenza ombra della Turchia e della Russia, gli unici a non essere invitati, cioè le forze di resistenza kurde, quelle che maggiormente hanno inflitto danni militari all'Isis, si sono riuniti nel nord est del paese per creare una regione autonoma con a nascita della "Federazione del nord della Siria" By Marco Marano Il Partito dell’Unione Democratica (PYD), la principale formazione kurdo-siriana ha riunito, nella città di Rmêlan, 150 rappresentanti delle organizzazioni presenti in una vasta area che parte dalla striscia di 400 chilometri al confine tra la Siria e la Turchia: dal Rojava, alla regione di Shehba, fino all'area di Aleppo. Le "etnie" presenti sono tra le più varie: arabi, kurdi, armeni, turcomanni, ceceni, siriani.     Una vera è propria