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Il grande demiurgo islamico e il pericolo di una nuova guerra civile


 
 
Foto Reuters

 

Un’altra polveriera sta per esplodere in Medio Oriente, si chiama Egitto. La primavera araba che aveva portato alla defenestrazione di Mubarak, e del suo trentennale potere autocratico, aveva visto il popolo nella sua interezza a condividere la rabbia d’una società senza libertà e democrazia. Oggi si stanno nuovamente riproponendo le stesse dinamiche, nel momento in cui i Fratelli Musulmani, speranza moderata del mondo arabo, hanno preso il potere, in seguito alle prime elezioni libere, con la vittoria di Mohamed Morsi.
 
 
Il nuovo Presidente, con la sua maggioranza islamica all’interno dell’Assemblea Costituente, ha emendato una serie di decreti che, condizionando la separazione dei poteri, hanno generato nuove proteste popolari. L’elemento aggiuntivo di questi giorni è che entro la settimana, anziché entro due mesi, il progetto della nuova costituzione verrà approvato, con i decreti che hanno generato le proteste popolari, quelle delle forze laiche e della magistratura.

 

Foto Reuters

 

Una volta approvata la costituzione essa dovrebbe essere ratificata da Morsi, il quale entro 15 giorni dovrebbe indire un referendum popolare sull’approvazione del testo costituzionale. Ed è proprio qui che si gioca la scommessa dei Fratelli Musulmani, poiché essi sanno che possono mobilitare gli elettori per vincere questo referendum.
 
 
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Nella nuova costituzione viene ridisegnata l’impalcatura dello Stato, determinando i poteri del presidente, che presumibilmente saranno predominanti, e del parlamento, delineando i ruoli della magistratura e di un apparato militare, che era stato al centro del potere per decenni, fino a quando Mubarak è stato rovesciato. Sarà inoltre definito anche il ruolo della legge islamica, o sharia.
 
 
 
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Mentre gli scontri nelle piazze si riaccendono, insieme alle proteste delle opposizioni e della minoranza dei cristiani copti, l'organizzazione Human Rights Watch ha espresso preoccupazione per la somma di poteri che il Presidente ha accentrato su di sé, più dell’apparato militare che ha sostituito. A questo si aggiunga l’imbarazzo dei governi occidentali, che hanno trovato in Morsi “il grande mediatore” della guerra di Gaza, il quale mentre mediava tesseva le fila di questa sorta di “golpe bianco”, con l’abilità strategica di un demiurgo. Questo però potrebbe essere l’inizio di una nuova guerra civile…
 
 
 
 
 
 

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