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AMNESTY ACCUSA L’ITALIA: BASTA CON LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI


foto Amnesty International

Sono passati pochi mesi dal febbraio del 2012, quando cioè la Corte Europea dei Diritti Umani aveva censurato l’operato del governo Berlusconi che, grazie ad un accordo, tenuto nascosto nei suoi contenuti, in tema di immigrazione clandestina, con il dittatore Gheddafi, aveva effettuato un cosiddetto “Push-Back” cioè un respingimento, rimpatriando forzatamente 11 somali e 13 eritrei in Libia, come parte di un gruppo di circa 200 persone, che avevano lasciato le coste africane su tre imbarcazioni nel tentativo di raggiungere il “Bel Paese”.

In quel caso l’Italia non ha rispettato la Convenzione di Ginevra sul riconoscimento del diritto di asilo politico da parte di chi rischia la vita nel proprio paese, non solo, ma ha anche ignorato il fatto che rispedire al mittente dei cittadini sub sahariani in Libia significava esporli a violenze e torture, come poi è stato.

All’indomani della censura da parte dell’Alta Corte di Giustizia, il neo Presidente Monti aveva dichiarato che da quel momento l’Italia non si sarebbe più macchiata di simili colpe. E invece così non è stato, perché da un rapporto, dal titolo “SOS Europe” redatto da Amnesty International, e pubblicato il 13 giugno, emerge che il 3 aprile del 2012 l’Italia ha siglato un altro accordo, anche questo senza essere stato reso pubblico, con le nuove autorità istituzionali libiche, cioè il Consiglio Nazionale di transizione, teso a respingere i migranti per rispedirli in Libia, dove ancora oggi le donne e gli uomini di pelle nera, provenienti dall’Africa sub-sahariana, subiscono arresti arbitrari, stupri, violenze e torture, con la prevalente motivazione, per ciò che concerne gli uomini, di essere stati mercenari al soldo di Gheddafi.

L’accusa che Amnesty International muove al governo Monti è quella di aver attivato le cosiddette “european externalization measures”, cioè le misure di esternalizzazione delle frontiere che spostano le responsabilità di prevenzione delle migrazioni irregolari verso i paesi di partenza o di transito, sottoscrivendo un trattato di cooperazione senza prevedere la garanzia che i diritti umani vengano salvaguardati. Mancando questo presupposto l’Italia ancora una volta non ha rispettato la suddetta Convenzione di Ginevra a cui ha aderito: “L’Italia ha, nella migliore delle ipotesi, - si legge del documento - ignorato la terribile situazione dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Nel peggiore dei casi si è mostrata disponibile a tollerare la violazione dei diritti umani, al fine di soddisfare la politica di egoismo nazionale…”

Tra le altre cose c’è anche da dire che dal giugno del 2010 la Libia, per opera di Gheddafi, ha fermato le attività dell’UNHCR, cioè l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, dove i cittadini sub sahariani che fuggivano dalle persecuzioni della guerra nei loro paesi, potevano richiedere la protezione internazionale. In tal contesto non si capisce perché l’Italia è disponibile a chiudere gli occhi sulla negazione dei diritti umani senza nemmeno chiedere alle autorità libiche a riaprire gli uffici dell’UNHCR. Forse la risposta sta nel tradizionale deficit di politica estera italiana…
 
 
 
 
 

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