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Se facebook è una piazza
virtuale dove in qualche modo si misura l’umore della gente, allora un pensiero
inquietante può raggiungere chi in questi anni ha vissuto sulla propria pelle e
su quella di chi gli è vicino, la tragedia sociale ed economica prodotta da una
classe politica, tesa ad auto-conservarsi, proteggendo carriere, rendite di posizione,
interessi finanziari, attraverso corruzione e illegalità diffusa. E’ stata
definita la casta, ma impropriamente poiché si tratta di un sistema oligarchico,
in quanto tale inamovibile, che ha esautorato le prerogative della democrazia.
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Gli elettori tradizionali
della sinistra, partito democratico in testa, hanno inteso individuare nella “destra
elegante” di Berlusconi il referente di questo sistema, contro ogni evidenza: è
inutile in questa sede fare la lista della spesa dei disastri della sinistra
italiana. In realtà il sistema oligarchico è stato costruito ribaltando lo
statuto etico su cui si regge un sistema politico di tipo democratico: non più
il miglioramento delle condizioni del popolo ma la salvaguardia dell’interesse
personale o lobbistico.
Ma torniamo a faceboock e alla
rissosità provocata dalla rivoluzione culturale innescata da quel quarto di
cittadini elettori che hanno portato il movimento cinque stelle ad essere la prima forza
politica italiana. Durante la campagna elettorale e pure dopo si sono lette e
si continuano a leggere affermazioni sconcertanti contro questa “onda anomala”,
come se fosse la madre di tutti i mali, peggio del ceto politico di tipo
sudamericano o africano, che l’Italia ha avuto negli ultimi vent’anni…
Allora, al di là di chi
attraverso questo ceto politico corrotto ha avuto dei benefici, e quindi è
chiaro che è portato a difenderlo, per proteggere i benefit acquisiti, sembra che questo pezzo di
popolo italiano sia afflitto dalla sindrome di Stoccolma: “uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un
episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un sequestro di persona
o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante
l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei
confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra
la vittima e il carnefice” (da wikipedia).
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