Forse
esiste una spiegazione razionale al fatto che quello italiano sia un
popolo sistemicamente corrotto, che dal dopoguerra ad oggi ha sempre
prodotto una classe politica la quale ha privilegiato gli interessi
privati rispetto a quelli dei cittadini. A stimolare l’ipotesi è
l’Ocse, che attraverso un’analisi approfondita chiamata PIAAC,
Programme for the International Assessment of Adult Competencies, ha
individuato il fenomeno dell’analfabetismo funzionale che riguarda
3 italiani su dieci, il dato più alto d’Europa. Ma cos’è
l’analfabetismo funzionale? Niente a che vedere con i gap legati
alle abilità di base, cioè leggere e scrivere. Niente di tutto
questo quindi, perché gli analfabeti funzionali sono anche laureati…
Il problema è caso mai legato al distorto processo di
scolarizzazione che ha coinvolto le ultime tre generazioni…
Tre
italiani su dieci vivono la loro quotidianità, cioè s’informano,
lavorano, votano, utilizzando una capacità di analisi primaria,
fuggendo da ogni complessità che sia essa legata alla propria
dimensione sociale come agli eventi “esterni”. Gli immigrati che
fuggono dalle guerre in cerca di asilo politico, vengono a rubare il
lavoro agli italiani... Oppure, qualsiasi guerra o scontro bellico è
misurato in relazione alla propria routine sociale: se in Libia c’è
la guerra, sono preoccupato che le forniture di petrolio siano
assicurate, se è invece in Ucraina sono preoccupato dal fatto che le
forniture di gas vengano assicurate alla mia abitazione.
L’interpretazione del mondo avviene esclusivamente attraverso le
proprie esperienze personali…
Se
questa è la fotografia di una parte rilevante del popolo italiano,
c’è da dire che sul banco degli imputati vi è il sistema
educativo nazionale, il quale è ormai da quarant’anni almeno in
putrefazione, tra le nefandezze culturali espresse dalle innumerevoli
riforme dei vari governi succedutisi, ed il sistema di accesso dei
docenti, che è una delle più indecorose vergogne nazionali. Per non
parlare di tutto il sistema organizzativo scolastico, completamente
scollegato dalla realtà territoriale, proprio per questo, come
segnala l’Ocse, incapace di costruire competenze professionali e
per questo all’ultimo posto in Europa. Tre cittadini su dieci,
insomma, non sono in grado di interpretare un grafico, di capire un
editoriale su un giornale popolare, di comprendere una polizza
assicurativa, di sintetizzare qualsiasi testo scritto.
Girando
in rete, abbiamo trovato una splendida frase scritta da un
insegnante, che racchiude sinteticamente il senso della società
italiana: “Una scuola dogmatica è una scuola che respinge, e che
insegna senza insegnare. Una scuola che costruisce e valorizza le
competenze, invece, è una scuola capace di accogliere, e di
insegnare gli strumenti di comprensione del mondo.”
Il
punto però è un altro. Perché se in quarant’anni nessun oligarca
italiano ha voluto seriamente rifondare il sistema educativo,
lasciandolo permanentemente in putrefazione, il risultato è che
diventa molto più facile controllare il consenso di persone che non
hanno coscienza di ciò che è la realtà. Quindi avere un sistema
scolastico che non funziona, che non è in sintonia con la realtà
del nostro tempo, che non è fondato su valori forti, significa
semplicemente relegare il popolo alla sudditanza… E questo è un
esempio classico di come un sistema che si dice democratico usa le
metodologie totalitarie…
e
esiste una spiegazione razionale al fatto che quello italiano sia un
popolo sistemicamente corrotto, che dal dopoguerra ad oggi ha sempre
prodotto una classe politica la quale ha privilegiato gli interessi
privati rispetto a quelli dei cittadini. A stimolare l’ipotesi è
l’Ocse, che attraverso un’analisi approfondita chiamata PIAAC,
Programme for the International Assessment of Adult Competencies, ha
individuato il fenomeno dell’analfabetismo funzionale che riguarda
3 italiani su dieci, il dato più alto d’Europa. Ma cos’è
l’analfabetismo funzionale? Niente a che vedere con i gap legati
alle abilità di base, cioè leggere e scrivere. Niente di tutto
questo quindi, perché gli analfabeti funzionali sono anche laureati…
Il problema è caso mai legato al distorto processo di
scolarizzazione che ha coinvolto le ultime tre generazioni…
Tre
italiani su dieci vivono la loro quotidianità, cioè s’informano,
lavorano, votano, utilizzando una capacità di analisi primaria,
fuggendo da ogni complessità che sia essa legata alla propria
dimensione sociale come agli eventi “esterni”. Gli immigrati che
fuggono dalle guerre in cerca di asilo politico, vengono a rubare il
lavoro agli italiani... Oppure, qualsiasi guerra o scontro bellico è
misurato in relazione alla propria routine sociale: se in Libia c’è
la guerra, sono preoccupato che le forniture di petrolio siano
assicurate, se è invece in Ucraina sono preoccupato dal fatto che le
forniture di gas vengano assicurate alla mia abitazione.
L’interpretazione del mondo avviene esclusivamente attraverso le
proprie esperienze personali…
Se
questa è la fotografia di una parte rilevante del popolo italiano,
c’è da dire che sul banco degli imputati vi è il sistema
educativo nazionale, il quale è ormai da quarant’anni almeno in
putrefazione, tra le nefandezze culturali espresse dalle innumerevoli
riforme dei vari governi succedutisi, ed il sistema di accesso dei
docenti, che è una delle più indecorose vergogne nazionali. Per non
parlare di tutto il sistema organizzativo scolastico, completamente
scollegato dalla realtà territoriale, proprio per questo, come
segnala l’Ocse, incapace di costruire competenze professionali e
per questo all’ultimo posto in Europa. Tre cittadini su dieci,
insomma, non sono in grado di interpretare un grafico, di capire un
editoriale su un giornale popolare, di comprendere una polizza
assicurativa, di sintetizzare qualsiasi testo scritto.
Girando
in rete, abbiamo trovato una splendida frase scritta da un
insegnante, che racchiude sinteticamente il senso della società
italiana: “Una scuola dogmatica è una scuola che respinge, e che
insegna senza insegnare. Una scuola che costruisce e valorizza le
competenze, invece, è una scuola capace di accogliere, e di
insegnare gli strumenti di comprensione del mondo.”
Il
punto però è un altro. Perché se in quarant’anni nessun oligarca
italiano ha voluto seriamente rifondare il sistema educativo,
lasciandolo permanentemente in putrefazione, il risultato è che
diventa molto più facile controllare il consenso di persone che non
hanno coscienza di ciò che è la realtà. Quindi avere un sistema
scolastico che non funziona, che non è in sintonia con la realtà
del nostro tempo, che non è fondato su valori forti, significa
semplicemente relegare il popolo alla sudditanza… E questo è un
esempio classico di come un sistema che si dice democratico usa le
metodologie totalitarie…
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