I TRE GIORNI CHE HANNO GENERATO LA GUERRA EURO-MEDIORIENTALE
Le cronache dei tre giorni che hanno determinato il nuovo scenario militare in Medio Oriente, con l'inizio della sconfitta sul campo di battaglia dello Stato islamico, che ritorna alle stragi terroristiche anche in Europa per riorganizzare la propria offensiva.
By Marco Marano
Fra il 13 e 14 novembre
LE GUERRE MEDIORIENTALI SI SPOSTANO IN EUROPA
Con l'attacco di questa notte a Parigi il
conflitto mediorientale, che negli ultimi tre giorni ha visto l'Isis
in difficoltà sul campo di battaglia, si sposta oltre i confini
mediorientali. Ma perchè proprio la capitale francese è stata il
primo bersaglio di questa escalation?
Negli ultimi tre giorni la guerra in Medio Oriente,
che coinvolge le aree centrali di Siria e Iraq, tra l'Isis e le
coalizioni trasversali, non tradizionalmente definibili in termini di
alleanze politico-militari, ha avuto degli sviluppi importanti dal
punto di vista strategico. L'azione sostenuta dalle forze aeree degli
Stati Uniti sul campo di battaglia del Kurdistan iracheno, che ha
visto tutte le sigle della resistenza curda combattere sul
territorio, tra cui alcune considerate terroriste dal governo turco,
perchè presenti anche su quello scenario, ha decretato la
decapitazione del sistema strategico dell'Isis. In poche parole la
presa della città di Sinjar ha fatto si che s'interrompesse il
collegamento tra la città irachena di Mosul e quella siriana di
Raqqa, attraverso l'autostrada 47, determinando l'isolamento di
quest'ultima, impossibiliatata da adesso a rifornirsi.
Dall'autostrada 47 venivano fatti transitare vettovagliamenti, armi,
petrolio, rifornimenti necessari a supportare lo sforzo bellico in
Siria.
Nell'area centrale delle guerre mediorientali,
dunque, l'Isis perde terreno e sente l'inizio della sconfitta
militare. Questa condizione ha generato quasi contemporaneamente
l'avvio di una campagna del terrore nei confronti dei nemici diretti
e indiretti. I primi sono i libanesi Hezbollah, colpiti due giorni fa
in un sobborgo di Beirut, tramite due kamikaze che si sono fatti
esplodere a poca distanza l'uno dall'altro, tra un centro commerciale
e una moschea. Il bilancio è stato più di quaranta morti e
centinaia di feriti. Hezbollah, combatte a fianco dell'Iran e della
Russia, in una sorta di alleaza asiatico-sciita, per sostenere il
dittatore Assad.
Come una sequenza filmica, a distanza di poche ore,
l'attacco a Parigi conclude la settimana di sangue. Qui, come tutti i
media ci hanno fatto vedere, il bilancio è molto più grave, con 130
morti, 80 feriti in pericolo di vita, e un altro centinaio di feriti
meno gravi. La differenza però con Beirut è stata l'organizzazione,
diciamo così, militare che per la prima volta si affaccia in Europa.
Poichè oltre ai "soliti" kamikaze, all'esterno dello
Stadio di Francia, mentre il Presidente Hollande seguiva la partita
amichevole tra Francia e Germania, e l'altro al teatro Bataclan, poi,
armi in pugno, i terroristi hanno sparato sulla folla sia dentro il
teatro che fuori, e anche sulle strade, tra gli arrondissement XI e
XII, "inscenando" uno scontro a fuoco con le forze
dell'ordine.
E' evidente che l'Isis
nel momento in cui perde terreno, dal punto di vista militare, sui
campi di battaglia mediorientali, non può che ritornare a quello che
gli riesce meglio, cioè le campagne del terrore, contro le
popolazioni civili. Questo al fine di richiamare l'attenzione verso
gli affiliati ma soprattutto verso i potenziali affiliati. Ecco
perchè la prima città da colpire è stata proprio Parigi. Nella
capitale francese esiste la rete europea più strutturata dell'Isis.
Da lì vengono organizzate le partenze per la Turchia, dove, al
confine meridionale con la Siria, vi è una struttura logistica di
accoglienza, per il trasporto verso le zone in cui si combatte.
Rispetto a questa situazione i due paesi, Francia e Turchia, stanno
pianificando delle barriere per bloccare il passaggio. E questo
spiega perchè il Presidente Hollande immediatamente ha attivato una
legge del 1955, "lo stato di emergenza", che permette alle
forze dell'ordine di avere mano libera in tema di perquisizioni e
arresti generalizzati. Come anche il rafforzamento delle zone di
frontiera e dei luoghi di "approdo" come gli aereoporti.
Tutto lascia pensare, dunque, che sia solo l'inizio del conflitto
mediorientale in Europa...
Fra il 12 e il 13 novembre
LE GUERRE MEDIORIENTALI
L'ingarbugliato conflitto siriano si
sposta a Beirut, dove l'Isis colpisce un quartiere sciita controllato
da Hezbollah, che combatte a fianco del dittatore Assad, mentre nel
Kurdistan iracheno il Fronte unito di resistenza, sostenuto dagli
Stati Uniti, riconquista territori strategici in mano allo stato
islamico.
Il venerdì è giorno di preghiera per tutti i popoli musulmani,
ma oggi a Beirut è anche giorno di lutto, dopo il tragico evento che
ha contraddistinto il pomeriggio di ieri, le 17 ora italiana, in un
sobborgo molto trafficato a sud della citta, che ha causato la morte
di 43 persone, ma il numero sembra destinato a salire, e il ferimento
di circa altre 200. Bourj al-Barajneh è una zona sciita, controllata
da Hezbollah, che sta combattendo in Siria, insieme ad Iran e Russia,
al fianco del dittatore Assad. La loro azione militare in Siria si
sta concentrando sugli obiettivi legati ai vari eserciti irregolari
che combattono contro il regime. Quello che strategicamente sembra
più importante per l'alleanza sciita è proprio l'Isis.
Così lo Stato islamico sposta i confini del conflitto andando a
colpire la popolazione civile sotto l'egida di Hezbollah. Infatti in
un comunicato di rivendicazione dell'attentato viene descritta
proprio la dinamica delle due esplosioni. Due kamikaze, il primo a
bordo di una moto-bomba si è fatto esplodere vicino un centro
commerciale, a poca distanza da una moschea. Il secondo ha aspettato
che la gente accorresse insieme ai primi soccorritori, avvicinandosi
a piedi alla scena, facendosi esplodere in mezzo alla folla. Dalle
notizie che emergono da fonti giornalistiche sembra che ci fossero
altri due kamikaze pronti a farsi esplodere che non sono riusciti a
portare a termine l'azione, uno dei quali dovrebbe essere stato
arrestato. Gli uomini di Hezbollah, hanno poi immediatamente isolato
la zona, ancora prima dello stesso esercito libanese.
Questo evento segna un salto di qualità nel coinvolgimento del
Libano nella guerra siriana, perché tra il 2013 e il 2014 vi erano
già stati degli attacchi da parte di organizzazioni jihadiste
sunnite vicine ad Al-Qaeda, ma non di questa portata e mai
dichiaratamente a nome dell'Isis. C'è da dire che in effetti non si
dovrebbe parlare di coinvolgimento del Libano in quanto territorio
nazionale, ma delle aree gestita appunto da Hezbollah, cioè
l'organizzazione sciita, che rappresenta uno Stato nello Stato.
Hezbollah nasce come partito politico: letteralmente «Partito di
Dio». E’ stato fondato nel 1982, dopo l’invasione israeliana del
Libano, inglobando gruppi di resistenza come la Jihad islamica. La
fonte di ispirazione era la rivoluzione degli sciiti ayatollah
iraniani. Il gruppo ha sempre ricevuto assistenza e addestramento
dalla Repubblica islamica di Teheran. L’ala militare ha conquistato
ampio seguito in tutto il Libano dopo la guerra con Israele nel Sud
del Paese, nell’estate del 2006, quando i suoi miliziani tennero
testa al potente esercito israeliano. Nel 2008 i guerriglieri
conquistarono la parte ovest, di Beirut, imponendo le loro condizioni
al governo libanese. E' presente inoltre nel sud del Paese, e nella
valle della Bekaa. Tra il 2006 e il 2008 il suo ruolo è cresciuto
enormemente. Ha di fatto il diritto di veto su ogni decisione in
merito al futuro del Libano, perché unisce una forza militare
praticamente superiore a quella dell’esercito nazionale, insieme ad
un ampio consenso nella popolazione sciita.
Ma mentre l'Isis portava a compimento i suoi attentati in Libano,
subiva una controffensiva nel settore nord-occidentale dell’Iraq,
precisamente nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. L'azione
militare veniva coordinata dalle forze aeree statunitensi attorno
alla città di Sinjar, denominata appunto "Operation Free
Sinjar". Qui qualche migliaio di peshmerga si aggiungevano alle
altre sigle del fronte di resistenza curdo, che già da mesi si
opponevano all'Isis, e combattevano sul territorio, riprendendo il
controllo dell'autostrada 47, cioè la via di comunicazione
strategica per i rifornimenti dell’Isis, tra Mosul, in Iraq, e
Raqqa, in Siria. L'Isis occupava quell'area dal 2014, quando migliaia
di yazidi, una minoranza curda, venivano trucidati e le donne ridotte
in schiavitù. Su questa vicenda c'è una storia che emerge
dall'agenzia di stampa curda ANF News, il quale racconta che
l'occupazione dell'Isis di Sinjar, fu possibile grazie al fatto che i
peshmerga abbandonarono le posizioni lasciando al loro destino i
yazidi.
Dal punto di vista militare, questa offensiva all'Isis, è
considerata nevralgica per tutto lo scacchiere regionale.
Interrompere l'arteria viaria tra l'Iraq e la Siria, significa
amputare le capacità d'intervento, causando una sorta di agonia alle
potenzialità belliche dello Stato Islamico. Dall'autostrada 47
venivano fatti circolare dai vettovagliamenti alle armi, dal petrolio
ai rifornimenti necessari a supportare il collegamento tra i due
paesi. L'isolamento di Mosul dovrebbe rendere molto più debole
l'Isis in Siria. Che sia una merce di scambio sui rapporti di forza
in Siria tra Russia e Stati Uniti?
Foto Credit AFP, Reuters, ANSA, AP
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