Gli attivisti solidali chiedono al sindaco di non riaprire il centro di
detenzione
Cronache
by Marco Marano
Bologna,
19, gennaio 2017
- Gli attivisti di TPO e Labas, cioè le organizzazioni solidali bolognesi, che
supportano con varie attività tutti quei migranti e rifugiati che in città non
sono coinvolti nei programmi di accoglienza e spesso si ritrovano in strada, hanno chiesto all’amministrazione comunale
delle due torri, durante la seduta straordinaria del consiglio comunale di
ieri, in occasione della giornata del migrante, di non dare corso alle misure
annunciate dal ministro Minniti circa l’apertura di un CIE in Emilia-Romagna.
Se da un lato il sindaco Merola fu uno dei pochi
a trasformare il Cie di Bologna in Hub di prima accoglienza in tempi, diciamo
così, non sospetti, c’è da dire che la città delle due torri, insieme ad altre della
regione, come Rimini e Reggio Emilia, ha visto cambiare negli ultimi anni l’identikit
del senza dimora. All’Help Center della stazione centrale i principali “utenti”
sono proprio i rifugiati fuoriusciti dai programmi finanziati dallo Stato…
Nell’aula di Palazzo D’Accursio, dall’area
riservata al pubblico, Neva Cocchi, di Labas, ha riconosciuto al sistema
municipale il rispetto dei diritti dei migranti, almeno in termini di approccio
culturale. Ma se i fantasmi ritornano ogni tanto in Italia forse è il caso di
dissentire. Ecco perché l’attivista ha
anche ammonito a non tornare indietro: «Siamo
con voi quando riconoscete i diritti dei migranti e dei rifugiati, ma non
saremo con voi se appoggerete il pacchetto di riforme Minniti, che vuole aprire
un centro di detenzione in ogni regione!”. Essa a poi ricordato, tra un
tentativo e l’altro di censura: «Vi
chiediamo un atto di coerenza rispetto a questa giornata e sulle posizioni che
la giunta e il sindaco hanno espresso sulla detenzione amministrativa… Non vi teniamo fermi troppo a lungo, un solo
minuto di attenzione a questa città che vi sostiene se fate politiche di uguaglianza,
di inclusione, contro le discriminazioni. Siamo qua solo per dirvi che avrete
il nostro appoggio se vi opporrete all’apertura
in ogni regione di un centro di espulsione e se senza ipocrisia respingerete la
misure discriminatorie di chi vuole respingere i migranti, criminalizzandoli».
Ai giornali mainstream il sindaco Merola
sembra aver dichiarato: «L’hub di smistamento di
via Mattei è pilota a livello nazionale e deve continuare. D’altronde anche lo stesso
Minniti ha ribadito che i Cie non devono tornare nella forma in cui li abbiamo
conosciuti, ma come strutture di rimpatrio per i delinquenti». Posto che
le cose stiano così, verrebbe da chiedersi: delle due l’una! Quello di Bologna
resterà un centro di smistamento o sarà una struttura di rimpatrio per i
delinquenti…?
Credits Assente. Le foto sono state estrapolate da http://corrieredibologna.corriere.it
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