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Una vacanza alla ricerca di senso


di Marco Marano 

Nel nord-est del Brasile andiamo alla scoperta del Cearà, in un viaggio alla ricerca di senso, per comprendere come si sviluppano i contrasti nella dimensione tropicale.

E' un fatto risaputo che il Brasile sia una nazione dai forti contrasti. Del resto per la sua vastità è un piccolo continente con quattro fusi orari diversi: dal Rio Branco, all'Amazonia, dall'Ilha Fernando de Noronhain in Pemambuco, al resto del paese tra centro e nord est. Freddo a sud, al confine con l’Argentina, e caldo tutto l’anno nell'area tra i due tropici.Ma parlavamo di contrasti. Quello che abbiamo scoperto riguarda il nord-est, la parte più povera del paese, cioè meno industrializzata. E il Cearà ne è forse la rappresentazione più interessante, poiché la sua capitale Fortaleza, una sorta di grande “parco giochi” per i nottambuli, è una metropoli frenetica, inusuale dal punto di vista urbanistico, quasi anonima. Poi però se ci si sposta a pochi chilometri si possono trovare luoghi unici al mondo: villaggi di pescatori incontaminati con alcune delle spiagge più belle del mondo.



Se i due principali litorali urbani di Fortaleza, Praia do Futuro e Praia Iracema, si allungano sulla città diventandone in qualche modo il biglietto da visita, con grattaceli da una parte e spiaggia dall’altra, diventa difficile riuscire a catalogare la metropoli ceariana con i criteri con cui si possono riconoscere tutte le città del mondo.

La mattina in cui abbiamo cercato di scoprire le sue caratteristiche ci siamo imbattuti, fuori dall’hotel, nel solito taxista che stazionava stabilmente lì. E’ in compagnia di un altro punto fermo della zona: un mendicante di nome Calixto, che ogni giorno non manca di salutarci con un sorriso beffardo. Chiediamo al taxista di portarci in centro, immaginando di trovare una grande piazza, dei monumenti, negozi e locali. Dopo appena pochi minuti di tragitto, superata una piccola favela, il conducente si ferma: siamo già arrivati. Facendo un rapido giro visivo ci rendiamo conto che forse l’uomo non ha capito che volevamo essere portati in centro città: “E’ questo il centro della città!” Esclama sorridendo. Ma siamo nell’immenso mercato coperto. Ci appare una sorta di città dentro la città però in altezza. Manco a dirlo c’è di tutto: negozi di vestiti, cellulari ed elettronica e una varietà sconfinata di bar, piccole locande, con gli odori dei piatti tipici che si confondono. Mai visto un mercato coperto così grande…



Una volta scoperto che la capitale del Cearà non ha un suo luogo di sintesi urbana, al di là del caos cittadino, con gli autobus di linea stracolmi fino all’inverosimile, tanto che le porte rimangono spesso aperte poiché le persone sono pressate come sardine, ci mettiamo alla ricerca di una chiave di lettura della città, per cercare di acchiapparne il senso. Ristoratori, albergatori, taxisti, mendicanti, tutti ci segnalano che a Praia Iracema il divertimento è unico. E così andiamo alla ricerca di senso immergendoci nella notte. A poche centinaia di metri dalla statua Iracema a Guardiã c’è una strada piena di locali notturni, nei quali all’entrata ci sono cartelli con su scritto “vietato l’ingresso ai minorenni”. Da qualche anno l’amministrazione di Fortaleza sta facendo campagne per esorcizzare la nomea della città quale capitale del turismo sessuale. Una strada piena di “buttadentro” che si litigano i clienti, tanta musica e tantissime ragazze alla ricerca di turisti…



Certo, questo “parco giochi” per i nottambuli è sicuramente una chiave di lettura, ma non ci basta. Calixto il mendicante la mattina successiva ci accoglie con il solito sorriso ed il taxista che ci ha accompagnato al mercato coperto è sempre lì ad attendere clienti. Gli chiediamo informazioni sulle spiagge fuori dalla cintura urbana, che sappiamo essere particolarmente interessanti. Lui ci fa un nome: Cumbuco, un villaggio di pescatori a circa 25 chilometri. Contrattiamo il prezzo e troviamo un accordo per una visita in questo luogo. Questa volta è diverso dalla sensazione precedente, questa volta forse abbiamo trovato la chiave che cercavamo. Vediamo che quasi dentro il villaggio si sviluppano meravigliose dune di sabbia che sembrano pezzi di deserto, i quali si vanno a congiungere con l’oceano. Arriviamo nel centro del villaggio, paradossalmente riconoscibile: una piazza, vicinissima alla spiaggia, un mercato del pesce e tante barracas, locande caratteristiche attorniate da palme. La cosa particolarmente interessante è la serenità che si respira, come se il villaggio fosse fuori dallo spazio e dal tempo. Quello che vediamo ci sembra un turismo, diciamo così, domestico, che privilegia la dimensione naturale. I ritmi lenti e suadenti dell’astrazione dalla quotidianità metropolitana ci lascia senza fiato. Finalmente il filo di senso che cercavamo lo abbiamo ritrovato, poiché è quel filo che ci riporta verso noi stessi...


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