di Marco Marano
Alle
elezioni di medio termine in Argentina s’impone il neoliberismo del presidente
Macri. Ma sulla sua polizia cadono le ombre dell’assassinio di Santiago Maldonado che si è battuto per la causa del popolo Mapuche, a
cui Benetton ha sottratto le terre dei propri avi.
Bologna,
23 ottobre 2017
– L’esito delle elezioni legislative di medio termine in Argentina segna
inequivocabilmente l’ascesa delle
corporazioni neoliberiste, di cui l’attuale presidente Mauricio Macri ne rappresenta gli interessi. Dopo
essere stata inquisita per corruzione, l’ex presidente peronista Cristina Kirchner non è riuscita completamente
nell’intento di ritornare in sella al potere, la sua personale elezione al
Senato le consentirà di non andare in galera in caso di condanna. La sua politica economica aveva cercato di mitigare quel
neoliberismo che Macri ha reso assoluto: 5
milioni e mezzo di bambini poveri di cui 1 e mezzo non può sfamarsi. Nel frattempo le multinazionali stanno saccheggiando le
risorse naturali. In questo contesto la
lotta del popolo Mapuche per la propria terra, sottratta da Benetton grazie ad una sorta
di svendita, sta portando in auge i
metodi del vecchio regime militare con sparizioni, omicidi, arresti
arbitrari, pestaggi e violenze generalizzate. Il ritrovamento del cadavere di Santiago Maldonado, l’artigiano
attivista della causa Mapuche, scomparso in agosto, segnala l’ascesa di un vero
e proprio nuovo fascismo neoliberista
latinoamericano.
Gli interessi
politici
C’erano in ballo ieri il rinnovo
di 24 seggi al Senato, un terzo dell’emiciclo, e la metà dei seggi alla
Camera, 127 nuovi deputati. Gli
schieramenti: da un lato attuale
presidente Macri, con la coalizione di destra Cambiemos, dall'altro l’inquisita per corruzione ex presidente peronista Kirchner, con il suo
nuovo partito Unidad Ciudadana. La vittoria schiacciante di Macri non trasforma però in assoluta quella che fino ad adesso era una risicata
maggioranza relativa. Comunque sia l’attuale presidente avrà mano libera per portare avanti la sua
politica di difesa degli interessi delle
grandi multinazionali fondiarie ed estrattive, che lui stesso definisce in termini di
“riforme”. Mentre la Kirchner riassapora l’aria del Potere, ponendosi all’opposizione: “Unità cittadina costituirà le fondamenta di
un’alternativa a questo governo. i voti che abbiamo ricevuto sono il seme della
nostra speranza politica che innaffieremo tutti i santi giorni”.
Secondo un rapporto dell’Unicef, pubblicato nel giugno di quest’anno, la situazione
sociale vede un'incredibile forbice tra ricchezza e povertà: "se la popolazione dei bambini è
segmentata in tre grandi gruppi di età, si
osserva la più alta incidenza della povertà per il gruppo da 13 a 17
anni (51%), seguita dal gruppo da 5 a 12
anni (48 %) e da 0 a 4 anni
(45%)". Un paese dove più di 80 mila
bambini smettono di frequentare la scuola dell’obbligo per entrare nel mercato
del lavoro, nonostante la legge impedisca l’uso di forza-lavoro sotto i
16 anni. In tutto sono 13 milioni gli argentini sotto la soglia di povertà, laddove il maggior numero di nuovi
poveri è stato creato nel primo trimestre del 2016 e proseguito successivamente.
Le speculazioni
fondiarie contro la Costituzione
E se Mauricio Macri connota la sua
politica in termini di “riforme”, sull’Argentina incombe la storia di Santiago Maldonado, il cui cadavere è stato
ritrovato il 17 ottobre, dopo una sparizione di 80 giorni. Era un artigiano
di 28 anni, attivista dei diritti civili, che lottava per la causa del popolo Mapuche, gli indigeni della
Patagonia a cui sono state sottratte le
terre ancestrali, in cui hanno vissuto per generazioni. Queste, attraverso
burocrati corrotti, vennero vendute nel 1994, durante l’amministrazione Menem, all’imprenditore Benetton
per “quattro soldi”. Si tratta di quasi 900 mila ettari dove le 100 mila pecore
che pascolano forniscono il 10 per cento
della produzione di lana. Tutto questo è successo malgrado la Costituzione argentina garantisca la terra ai popoli nativi.
Così, da quel momento, si è sviluppata una fortissima contestazione alla classe
politica ed una conseguente repressione, che ha avuto un inasprimento proprio con la presidenza Macri, che ha continuato a
salvaguardare la vendita illegale delle terre. L'organizzazione “Resistencia
Ancestral Mapuche” della la comunità Pu
Lof Cushamen, afferente
al Dipartimento di Cushamen, nella provincia di Chubut è stata al centro di questa lotta.
Le
pratiche autoritarie in difesa della speculazione
Benetton si trincera dietro un atto di vendita contrario alla Costituzione
e la repressione violenta contro la comunità Mapuche non ha avuto
eguali negli ultimi due anni, tanto da richiamare i “fasti” della dittatura di Videla, il capo della Giunta militare degli anni settanta. Senza
l’uso di ordinanze giudiziarie la
gendarmeria entra nella comunità picchiando indiscriminatamente donne, bambini,
anziani, perquisendo le case in cerca di armi e soprattutto arrestando
senza motivo i leader della comunità con l’accusa
di terrorismo. Ma gli arresti arbitrari non hanno riguardato solo i componenti diretti della comunità ma anche esponenti politici come Milagro Sala, la leader dell’organizzazione in difesa dei diritti umani Tupac Amaru, organizzazione nominata come esempio da difendere persino da Papa Francesco. La Sala è detenuta con l’accusa formale
di sedizione dal gennaio del
2016, ma non si comprende bene a cosa si riferisca questa "sedizione" poiché non ha mai ricevuto una
chiara imputazione. Il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria insita nel
Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e la Commissione
latinoamericana dei diritti umani hanno denunciato l’arbitrio
chiedendo al presidente Macri di risponderne. Egli ha difeso la condotta della magistratura sostenendo che non vi è
stata nessuna violazione dei diritti umani.
Un
vero e proprio omicidio politico
Il 1° di agosto “lo stregone”, così era soprannominato Santiago Maldonado stava
partecipando ad una mobilitazione della
comunità Mapuche. Quel giorno la Gendarmeria nazionale mise, come al
solito, a ferro e fuoco la comunità. Irruzione
violenta, feriti, danni materiali, case bruciate. Il
dispiegamento armato delle forze dell’ordine metteva in fuga parecchie persone
verso il fiume Chubut, poiché la loro resistenza era costituita da fionde e
pietre. Anche Santiago si diede alla
fuga. Ma non sapeva nuotare e per questo non riuscì a passare sull’altra sponda del
fiume. Un testimone ha raccontato agli
inquirenti di aver visto Santiago fuggire. Dopo una serie di spari vide il
giovane ferito nelle mani della gendarmeria. La gente della comunità andò a cercarlo. Dall’altra parte del fiume scorsero, in una zona sopraelevata, un cordone di polizia a difesa dello spazio
dove un corpo avvolto in un telo
veniva issato per essere infilato dentro un furgone.
Da quel momento del giovane attivista non se n'è saputo più niente. I giornali governativi hanno scritto che era fuggito all’estero o era ben nascosto, in perfetto stile Videla, cioè da depistaggio di regime. La gendarmeria a suo tempo aveva dichiarato che l’attivista
era stato cercato sulle rive del fiume senza successo. Poi
martedì scorso, il suo corpo è
ricomparso proprio dove le forze dell’ordine dichiaravano di averlo cercato.
La famiglia insieme alle Madri e Nonne di Plaza de Mayo, denunciarono con queste testimonianze le incongruenze prodotte dalla gendarmeria. La Lega argentina dei diritti umani, ha aperto un procedimento contro
il presidente Macri per “scomparsa forzata”, mentre Amnesty
International, Human Rights Watch, la Commissione interamericana dei diritti
dell'uomo e la commissione delle
Nazioni Unite per le sparizioni forzate hanno chiesto spiegazioni alla
presidenza, senza ricevere nessuna risposta, se non una smentita che non
smentisce. Infine, lo sfregio più grande: il presidente Macri che telefona alla famiglia per fargli le condoglianze. Questa volta in perfetto stile mafioso...
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