La storia che stiamo per raccontare è di quelle che mette i brividi sulla schiena e non solo per l’agghiacciante brutalità del fatto, ma anche perché nella stampa italiana è stata trattata secondo le normali prassi: l’articolo del giorno e domani passiamo ad altro… Non un approfondimento televisivo, non un dibattito sul paese in questione o sull’inerzia dell’occidente, non una parola sulle donne offese e brutalizzate di questa storia, come se i problemi di genere e la violenza sulle donne fosse legittimo parlarne solo rispetto a quello che accade in Italia…
Era la notte tra il 14 e 15 aprile scorso, in una scuola superiore della città di Chibok, Stato del Borno, nel nord est della Nigeria. Le ragazze stanno dormendo quando il dormitorio della scuola viene preso d’assalto da un commando del gruppo oltranzista islamico Boko Haran. Forse, insieme ad Al-Shabbah, che opera in Somalia e in Kenia, è l’organizzazione jihadista più violenta, non fosse altro perché prioritariamente prende di mira le scuole, dandogli a fuoco, uccidendo insegnanti e studenti. I motivi stanno nel nome stesso dell’organizzazione cioè: “l’educazione occidentale è proibita”.
Ma in quella notte di aprile viene compiuto un salto di qualità nella strategia del terrore che questa organizzazione ormai semina da anni nel nord del paese, che poi è la parte più povera, poiché i proventi dell’estrazione del petrolio sono gestite da “oligarchi” del sud cristiano, in partnership con le grandi compagnie europee e americane.
Quella notte 276 ragazze tra i 15 e i 18 anni vengono fatte salire su dei camion e rapite. Durante il tragitto 53 di esse riescono a scappare, per un guasto al motore che costringe la vettura a fermarsi. Alcune di loro hanno raccontato la dinamica dell’assalto, al giornale nigeriano “The Punch”: "Sono entrati nella nostra scuola e ci hanno fatto credere che erano soldati, indossavano divise militari: quando abbiamo scoperto la verità era troppo tardi e non abbiamo potuto fare molto. Gridavano, erano maleducati. Ecco perché abbiamo capito che erano ribelli. Poi hanno cominciato a sparare e hanno appiccato il fuoco alla scuola. Hanno anche sparato alle guardie armate di protezione della scuola". Amina e Thabita poi si sono soffermate sulla fuga: "Il nostro veicolo aveva un problema e si è dovuto fermare. Ne abbiamo approfittato per cominciare a correre e ci siamo nascoste nei cespugli…” Le notizie che si succedono, nel frattempo sono inquietanti, perché le ragazze dovrebbero essere state deportate in altri paesi africani limitrofi, dove i terroristi hanno forti insediamenti: Camerun e Ciad.
Dopo due settimane di angoscia delle famiglie, e varie manifestazioni di piazza, dove le madri hanno manifestato la loro rabbia e protestato contro le istituzioni nigeriane per la liberazione delle figlie, è arrivata la doccia fredda. Boko Haran, attraverso le parole del proprio leader, Abubakar Shekau, ha fatto pervenire un video, dove si annuncia che un parte delle giovani sarebbero state vendute come schiave al prezzo di 12 dollari, mentre un’altra parte sarebbero state costrette a sposarsi con la forza.
Quest’ultimo atto è tanto aberrante quanto le motivazioni che ne stanno alla base, che risalgono ad una filosofia jihadista chiamata “Jihad Al-Nikah” o più comunemente “Sex-jihad fatwa”, nata all’interno della comunità sunnita, che individua il ruolo delle donne, nel processo di costituzione dello Stato islamico, come confort sessuali dei guerrieri che combattono per la jihad. Nella filosofia sunnita la donna sceglie volontariamente questo ruolo, mentre per i Boko Haran, sunniti anch’essi, la costrizione equivale alla volontarietà.
Quest’ultimo atto è tanto aberrante quanto le motivazioni che ne stanno alla base, che risalgono ad una filosofia jihadista chiamata “Jihad Al-Nikah” o più comunemente “Sex-jihad fatwa”, nata all’interno della comunità sunnita, che individua il ruolo delle donne, nel processo di costituzione dello Stato islamico, come confort sessuali dei guerrieri che combattono per la jihad. Nella filosofia sunnita la donna sceglie volontariamente questo ruolo, mentre per i Boko Haran, sunniti anch’essi, la costrizione equivale alla volontarietà.
Solo dopo l'uscita del video il Presidente nigeriano Goodluck Jonathan, ha ammesso l’incredibile accadimento, chiedendo ufficialmente agli Stati Uniti un supporto per liberare le ragazze. C’è da dire che questo folcloristico personaggio, di religione cristiana, è il prodotto di una oligarchia di potere che gestisce la sua autorità in modo corrotto e manipolatorio, in un paese che rappresenta il colosso africano sia per dimensioni che per capacità produttiva, visto che è il primo esportatore di petrolio, che viene però raffinato negli Stati Uniti, per ritornare in Nigeria a prezzi triplicati.
In questa federazione di 36 Stati, 160 milioni di abitanti, 250 gruppi etnici, con un nord povero e musulmano (i tre quarti della popolazione vivono al di sotto della soglia di povertà), e un sud più ricco e cristiano, dove al saccheggio delle risorse e alla rovina dell’eco sistema di diversi villaggi (Eni e Shell hanno per anni estratto il petrolio senza sistemi di sicurezza), hanno assiduamente partecipato le grandi potenze occidentali.
In un paese così esistono vari livelli di aberrazione criminale, come quello legato alle organizzazioni mafiose nigeriane, che attraverso riti religiosi, ricatti e minacce alle famiglie deportano le ragazze in Europa per farle prostituire. E poi c’è il Mend, Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, dove sono appunto concentrati i pozzi di petrolio, i cui guerriglieri rapiscono solitamente i dipendenti europei delle grandi compagnie a scopo di riscatto economico, dato che rivendicano i proventi del petrolio per il popolo del Delta.
Da un paese così scappano migliaia di persone per chiedere la protezione internazionale a quegli stati occidentali che hanno contribuito a massacrare la Nigeria, gli stessi stati che lamentano l’invasione degli emigranti africani, i quali, ad esempio, hanno il torto di togliere il lavoro agli italiani…
Un paese così non merita neanche un approfondimento in un telegiornale. Un paese così non merita neanche qualche post su facebook da parte di quelle donne che fanno le sacrosante battaglie sulla violenza di genere…
Tutto questo è davvero molto triste…!
Photo Credits EPA
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