DAL MEDIO ORIENTE ALL'EUROPA
PASSANDO PER LA TURCHIA
Un altro ospedale di Medici Senza Frontiere bombardato, questa volta in Yemen, mentre il Washington Post rivela che gli Stati Uniti starebbero per inviare truppe di terra in Siria, ai cui rifugiati, che scappano per salvarsi la vita, l'Austria cercherà di rendere difficile l'accesso in Europa, che data la situazione, saranno, presumibilmente reindirizzati in Turchia, a cui la Commissione Europea chiede supporto, proprio quando il sultano/presidente Erdogan viene accusato da Freedom House di perseguitare i giornali di opposizione, in vista delle elezioni di novembre.
By Marco Marano

Secondo il portavoce di MSF Hassan Boucenine, intervistato da Al-Jazeera, l'attacco è stato intenzionale: "Appena due settimane fa avevamo fornito le coordinate della struttura alla coalizione saudita... Non c'è alcuna ragione di colpire un ospedale, questo è un crimine di guerra..." Mentre il Segretario dell'ONU condanna il raid arabo, Amnesty International chiede una inchiesta internazionale, in un paese dove il conflitto bellico si fa ogni giorno che passa sempre più cruento.
Un conflitto, come quello siriano, di tipo regionale, per questo assai complesso da interpretare agli occhi dell'occidente, che infatti lo ignora. Da un lato c'è il governo provvisorio sunnita, supportato dall'Arabia Saudita, sostenitore del Presidente dimissionario Abd Rabbo Mansur Hadi, defenestrato dai ribelli Houthi, sciiti, che grazie all'Iran hanno preso possesso di ampie parti del paese, appoggiati dalla vecchia nomenclatura dell'ex presidente Ali Abdallah Saleh, sciita anch'esso, di cui però Mansur Hadi era stato vice presidente negli anni novanta. Tutto questo in un paese dove sulle tribù si fonda l'intero sistema sociale.

Certo è che dalla Siria continuano gli esodi della gente che fugge per salvarsi la vita. Così arriva la risposta dell'Austria, in seguito al vertice di Bruxelles dei paesi interessati alla rotta balcanica, che annuncia di predisporre un sistema di controlli alla frontiera, finalizzato a rallentare il flusso migratorio. La dichiarazione ad Euronews del Ministro dell'Interno austriaca Johanna Mikl-Leitner è davvero significativa: "Non costruiremo di certo un muro dall’Ungheria fino alla Slovenia e all’Austria. È un’utopia realizzare una barriera di 700 chilometri. Ma dobbiamo essere pronti, da ogni parte dei passaggi di frontiera, e stiamo pianificando la costruzione di strutture che possano garantire un accesso controllato".

Che piaccia o no, dunque, inglobare nell'Unione Europea un paese il cui leader non rispetta i diritti umani e la libertà di stampa si può, basta che risolva la grana dell'esodo dei rifugiati. E questa affermazione arriva a poche ore dall'uscita di un rapporto sulla Turchia di Freedom House, un'organizzazione di controllo indipendente che sostiene il cambiamento democratico e monitora lo stato della libertà in tutto il mondo.
Praticamente, a pochi giorni dalle elezioni politiche in Turchia, il presidente sultano Erdogan ha sottoposto in amministrazione controllata una holding, Koza Ipek, che controlla un gruppo editoriale, composto sia da giornali che da emittenti televisive, critici nei confronti dell'AKP, il partito del sultano. Tra questi vi sono alcune testate, direttamente accusate di foraggiare le proteste di piazza, connotate in termini di “promozione del terrore”... Ma la principale accusa è mossa soprattutto rispetto all'ipotetico sostegno nei confronti di Fethullah Gülen, un predicatore islamico, prima sostenitore dello stesso Erdogan poi oppositore, e ovviamente diventato leader di una organizzazione terroristica. Non c'è bisogno di dire che le istituzioni europee, subito dopo le affermazioni sul “che piaccia o no” di Junker, hanno stigmatizzato la situazione che si sta vivendo in Turchia, sull'attacco alla libertà di stampa...
Foto credit MSF e ANSA
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