L'OCCUPAZIONE DELLE FAMIGLIE INDIGENTI E LE LACRIME DELLA FUNZIONARIA COMUNALE, SECONDO ATTO DELLA DRAMMATURGIA SOCIALE BOLOGNESE
RADIO CENTO MONDI CRONACHE
Credit Radio Cento Mondi
Un altro edificio occupato, diventa il secondo atto di questa nuova drammaturgia sociale, dove l'emergenza rappresenta il modello di gestione del territorio.
By Marco Marano
Una giornata buia e uggiosa, una giornata piena di rabbia, in questa Bologna irriconoscibile. Mentre parte della giunta comunale era in vacanza per il ponte dell'Immacolata, in un pezzo di periferia l'ennesima rappresentazione sociale della disperazione andava in scena. Un palazzone enorme, in passato sede della Posta italiana, adesso in disuso, come tantissimi altri stabili in città, veniva occupato in prima mattina. Duecento persone circa, 68 nuclei familiari, 74 minori, settanta per cento migranti, di varie nazionalità, prevalentemente mediorientali e africani, di cui due famiglie di rifugiati, passati dal programma di accoglienza Sprar, per poi uscire in mezzo ad una strada.
Gli organizzatori dell'occupazione, cioè il
collettivo antagonista Social Lag, si attendevano da subito l'arrivo
delle forze dell'ordine, che sono intervenute, fin dalla mattina, in
tenuta antisommossa, circondando lo stabile, per poi entrare dentro e
costituire un cordone all'ingresso. Nel pomeriggio la
rappresentazione drammaturgica del dolore sociale si infittiva,
poichè in aiuto agli occupanti c'erano anche persone provenienti
dalla precedente occupazione dell'ex Telecom, adesso sistemate presso
il Palazzo del Galaxy: ma questa è un'altra storia, anzi è l'atto
precedente... La polizia, una volta entrata dentro, cercava di farsi
largo tra uomini, donne e bambini asserragliati. Si sentivano urla e
sguardi di paura, bambini che piangevano... Qualcuna con in braccio
il proprio figlioletto accusava le forze dell'ordine di essere stata
violentemente strattonata.
Intanto i cori di odio e gli insulti nei confronti
delle forze dell'ordine facevano da colonna sonora alla triste
giornata, finchè la rappresentazione non assumeva toni grotteschi.
Arrivava la funzionaria del Comune, responsabile del Servizio Minori,
Annalisa Faccini. Ma in realtà non si capiva bene quale potesse
essere il suo mandato in quel momento: sembra per sapere se vi
fossero effettivamente persone residenti al Galaxy... Le veniva
spiegato che la loro presenza era semplicemente un atto di
solidarietà.
Nasceva un battibecco con gli organizzatori
dell'occupazione, la funzionaria del Comune accusava i giovani
antagonisti di strumentalizzare la precarietà, incolpandoli di
essere i responsabili di questa situazione. Ne nasceva un alterco,
per cui la donna veniva assalita dagli insulti sia di chi era sopra
che di chi le stava accanto. Presa dal panico scoppiava in lacrime e
si abbracciava ad una donna con un bambino, chiedendole di venire con
lei. Gli occhi atterriti della funzionaria del Comune, diventavano
appunto la chiave grottesca del pomeriggio di rabbia. La donna, col
piccoletto in grembo, rifiutava di seguirla e la Faccini si
inabissava in mezzo alle forze dell'ordine, mentre dall'alto vieniva
apostrofata con gli insulti più diversi. Una volta fuori dagli
assalti verbali, rilasciava dichiarazioni alla stampa cariche di
ironia nel confronti degli antagonisti...
La tensione maggiore arrivava quando i camion dei
vigili del fuoco cercavano di entrare nell'area in questione, venendo
immediatamente bloccati dai giovani antagonisti. Qualche tafferuglio,
i soliti insulti, questa volta rivolti anche ai vigili del fuoco. La
situazione si protraeva fino a sera inoltrata senza che si riuscisse
a sbloccare. Il Comune si dichiarava pronto a prendere in assistenza
donne e bambini attraverso il cosiddetto pris, pronto intervento
sociale, uno strumento emergenziale che da un riparo nei centri di
accoglienza comunali, cosiddetti a bassa soglia, dove stai per
qualche settimana in grandi camerate e alle 8 del mattino devi uscire
e andare in giro per la città.
L'ultima scena della drammaturgia sociale è infatti
sempre la stessa, cioè affrontare il fenomeno, da parte della
municipalità, con la logica dell'emergenza e non con una visione
sociale complessiva delle fratture urbane. Perchè l''incapacità di
avere una visione della città che sia legata alla salvaguardia dei
diritti, soprattutto per le fasce più deboli del tessuto urbano,
sembra sia costruita ad hoc, nei sistemi territoriali italiani.
Attraverso la continua logica dell'emergenza si riesce a governare un
sistema di rendite di posizione.
Lo hanno insegnato le storie delle terre di mezzo,
che lo scandalo delle cooperative romane ha portato alla luce. Ma al
di là del caso romano, deve vi era una vera e propria organizzazione
mafiosa che gestiva gli affari sotto minaccia anche fisica, ogni
città italiana ha la sua dimensionalità rispetto ai fenomeni di
gestione della precarietà. Per cui le terre di mezzo prendono
fisionomie diverse a seconda del posizionamento geografico. La regola
è sempre la stessa, insomma: dove c'è emergenza ci sono interessi
da gestire...
Credit Radio Cento Mondi
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