I giovani tunisini sono tornati a ribellarsi alla corruzione dilagante nel paese. Tutto è partito dove l'Isis ha i maggiori insediamenti per il reclutamento nelle proprie file, approfittando della disperazione e della povertà.
By Marco Marano
"Lavoro, libertà, dignità nazionale. Il lavoro è un
diritto, banda di ladri". Sono questi i due slogan più ripetuti
sulle strade tunisine, dove ormai da giorni si è riaccesa la
ribellione giovanile, come accadde cinque anni or sono, quando partì
la primavera araba. Questa volta il fulcro delle proteste si chiama
Kasserine, una cittadina centro-occidentale del paese, una tra le più
povere e depresse. Scontri, barricate, sassaiole, copertoni bruciati,
lanci di lacrimogeni, le strade insomma trasformate in campi di
battaglia: oltre venti feriti tra le forze dell'ordine e una quindicina tra i rivoltosi. Ma come
cinque anni fa, la protesta si è diffusa a macchia d'olio in tutto
il paese: Sidi Bouzid, Regueb Siliana, Zaghouan, Sousse, Kairouan,
Kef, El Fahs, Thala, Feriana, Tunisi.
Ieri il primo morto tra le forze dell'ordine si è avuto a
Feriana, a cinquanta chilometri da Kasserine, rimasto imbottigliato
in un auto, presa d'assalto dai manifestanti. Da ieri è in vigore il
coprifuoco notturno, e la situazione sembra essere sfuggita dalle
mani del governo, che chiede ai media internazionali di non
ingigantire il fenomeno.

Il casus belli di questa rivolta ha le stesse sembianze di quella
di ieri, dove soprusi, favoritismi e privilegi all'interno del
sistema burocratico vanno a scontrarsi con un quadro generale
devastante che vede 700.000 giovani disoccupati di cui 250.000 tra
diplomati e laureati. Ridha Yahyaoui, era uno di questi, un ragazzo
di 28 anni, voglioso di costruirsi una vita senza precarietà, per
magari sposarsi e farsi una famiglia.

"Non possiamo sistemare le cose con una bacchetta magica",
sono state queste le parole ufficiali del governo tunisino, che ha
pure annunciato il licenziamento del dirigente della pubblica
amministrazione responsabile del sopruso ai danni del giovane, e una
serie di interventi tra cui il reclutamento di 6000 disoccupati a
Kasserine. Forse troppo poco per fermare una rivoluzione finalizzata
al rispetto dei diritti...

Credit AFP
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