UOMINI, DONNE E BAMBINI TRATTATI COME BESTIE AI CONFINI TRA SIRIA E TURCHIA E TRA GRECIA E MACEDONIA
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Credits AFP, AP
Migliaia di persone accalcate ai due confini e impossibilitati ad accedere nei paesi dove ricevere un'accoglienza umana: fotografie di questo momento storico
By Marco Marano
Sembrano 30.000, ma i numeri di questa folle vicenda potrebbero essere molto superiori. 30.000 uomini, donne, bambini, anziani che scappano da Aleppo, la città siriana dove la coalizione filo-governativa sta facendo man bassa di civili inermi, mentre combatte per riprendere il potere. 30.000 persone accalcate come bestie al confine con la Turchia, che gli impedisce di entrare nel paese, dopo aver sottoscritto l'accordo con l'Unione Europea, per accogliere i rifugiati nel proprio territorio e non farli passare negli stati europei: l'Italia ha già dichiarato che la sua quota di duecento milioni di euro è in pagamento.
Due sono i valichi alla frontiera: 20.000 persone a Bab el Salam e 10.000 a Azas. Questa gente fugge dalle bombe a grappolo lanciate dall'aviazione russa e dall'azione militare di terra condotta dagli Hezbollah libanesi e dalle milizie iraniane, cioè la coalizione sunnita che difende il potere di Assad. L'azione militare, che non risparmia nessuno, si scaglia contro tutti, cioè non solo contro l'Isis, che è il nemico della Coalizione Globale o Small Group, la quale si sta organizzando per avviare la guerra in Libia, ma anche contro i gruppi di liberazione democratica della Siria, che sono stati chiamati alla conferenza di Ginevra, sotto l'egida dell'Onu e del suo inviato de Mistura, per avviare i negoziati di pace, falliti miseramente prima di cominciare.
Quella di Aleppo, per Assad sembra essere "la madre di tutte le battaglie" per riprendere il potere e schiacciare principalmente l'opposizione interna, prima che i jihadisti. Riprendere Aleppo secondo i piani del regime dittatoriale significherebbe, annientare l'opposizione democretica interna, che vuole la sua defenestrazione, delegittimandola definitivamente.
La Turchia, dal canto suo, chiude le frontiere ai rifugiati che scappano aspettando che l'Arabia Saudita, sua alleata sunnita, entri in campo, come ha dichiarato di voler fare, per combattere la sua personale guerra contro il popolo kurdo del Rojava. Si trata della lingua di terra autonoma a nord della Siria, le cui sorti sono direttamente proporzionali alle istanze di libertà, represse nel sangue, dal governo nel sud-est turco.
Nel frattempo, una situazione simile si sta creando al confine tra la Grecia e la Macedonia, nel comune greco di Polykastro, dove oltre 4000 persone sono ferme in attesa di poter fare la richiesta di asilo in Austria e Germania. Sembra che i motivi siano legati agli scioperi dei contadini nella repubblica ellenica e dei tassisti in Macedonia, che hanno bloccato la strada in segno di protesta contro il governo. Quattromila persone al freddo, senza cibo, senza luoghi riparati dove poter dormire: questa è l'Europa di oggi!
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