Passa ai contenuti principali

NELL'EUROPA DEI MURI IL NUOVO PRESIDENTE AUSTRIACO, VOTATO PREVALENTEMENTE NELLA COSMOPOLITA VIENNA, HA DETTO DI VOLER LAVORARE PER “TUTTI I CITTADINI”

RADIO CENTO MONDI NEWS VALUES

 
L'elezione di un ecologista, grazie ai voti della capitale, città multietnica per definizione, dimostra che in Europa non necessariamente devono prevalere nuovo fascismo e xenofobia
 
By Marco Marano
 
 
Bologna, 23 maggio 2016 -  L'ecologista Alexander Van der Bellen è il nuovo presidente dell'Austria, eletto con appena il 50,3 per cento. Il verdetto arrivato nel primo pomeriggio, per il conteggio dei voti per posta, stoppa l'avanzata dell'ultra destra populista, data da tutti i commentatori per vincitrice sicura, con il suo leader Norbert Hofer, visti anche i venti xenofobi, legati alla tendenza del momento di issare i muri contro i rifugiati, persino al Brennero dove non c'è ombra di migranti...
Si è detto che per la prima volta in Austria a contendersi la presidenza sono stati due leader di schieramenti nuovi e non quelli tradizionali, nati all'indomani della seconda guerra mondiale. E questo elemento estremamente connotativo rispetto a quello che sta avvenendo in Europa è significativo del modo in cui la classe dirigente del vecchio continente non rappresenta più le tensioni di questo tempo storico.
 
Una classe dirigente che cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, come si suol dire, e che non sa dare risposte di progresso civile, poiché impegnata a fare i calcoli elettorali sulle fobie artificiali generate dagli esodi del Medioriente. Perché è chiaro che molti pezzi di popolazioni europee stanno riscoprendo egoismi e nuovi fascismi, ma non è detto che essi debbano necessariamente prevalere, sia dal punto di vista sociale che elettorale.
 
Anche perché l'Austria, da questo punto di vista, è davvero un laboratorio. Un paese che ruota attorno alla sua capitale, Vienna, città cosmopolita, multietnica, progressista, che ha sperimentato prassi legate all'accoglienza ai migranti tra le più efficaci d'Europa. Il leader ecologista è proprio lì che ha vinto: i cittadini viennesi hanno trainato questa tornata elettorale attraverso la loro storia recente...
Il 34 per cento della popolazione viennese ha background migratorio e nella capitale sono concentrati più della metà dei cittadini immigrati rispetto all'intero paese. Turchia, ex Jugoslavia, Romania, sud est asiatico, e anche Africa e Americhe, costituiscono la dimensione multietnica, anzi dovremmo dire multi-nazionale, del tessuto metropolitano. Negli ultimi due decenni sono stati incorporati caratteri culturali differenti. I processi migratori, soprattutto legati al mondo asiatico, spiegano come le tradizioni europee, in cui a Vienna risiedono per vocazione storica, sono andate a fondersi con quelle asiatiche, attraverso un processo abbastanza armonico.
 
C’è un luogo che, attraversandolo, ci racconta in qualche modo le storie di migrazioni che si sono avvicendate negli anni, dove le grammatiche e le semantiche si sono fuse alla lingua tedesca e all’inglese: Naschmarkt, il mercato all’aperto di Vienna, situato tra Karlsplatz e Kettenbrückengass. In effetti, come molti mercati europei, è un microcosmo che sintetizza la dimensione mondialista della città, perché oltre alle centinaia di bancarelle di frutta, verdura, alimentari, spezie, provenienti da tutto il mondo, ci sono una miriade di ristorantini e bistrò legati alle varie nazionalità che si sono insediate in città. E’ un vero e proprio luogo d’incontro universale, dove giovani e anziani si ritrovano. E che c'entra tutto questo con i muri?
 
Questa elezione austriaca è il chiaro segnale che esistono due volti dell'Europa, esistono due popoli europei: uno fascista e razzista e l'altro accogliente ed inclusivo. Infatti le prime parole di Van der Bellen, da nuovo presidente austriaco sono state: “Io voglio lavorare per tutti i cittadini...”
 
Il problema vero allora è la classe politica europea, caduta nel baratro, dato che l'unico statista vero che risiede nel vecchio continente si chiama Francesco e fa il Papa...
 
 
Credit AFP

Commenti

Post popolari in questo blog

«Ci vogliono uccidere!»

Perseguitato in Cile e in Argentina, il popolo Mapuche rivendica la salvaguardia della propria terra contro le speculazioni delle holding occidentali Notizie dai margini del mondo by Marco Marano Bologna, 13 gennaio 2017 –  Picchiati, trascinati per i capelli, minacciati, soggetti al fuoco ravvicinato delle forze dell’ordine… E’ così che si apre il nuovo anno per il popolo Mapuche, i nativi della Patagonia tra Cile e Argentina: 1.000.000 nel primo, 500.000 nel secondo. Intorno a mezzogiorno di mercoledì 11 gennaio, nella comunità cilena di Trapilwe Mawidache, presso la zona di Makewe, nel Comune di Freire, a sud di Temuco, un’area letteralmente militarizzata, in seguito ad un controllo d’identità dei carabineros, tre donne, di cui una minorenne, sono state fermate, minacciate con le armi in pugno e picchiate, per poi essere caricate su un veicolo delle forze dell’ordine, dove le sevizie sono continuate. Come riferisce a Radio Villa Franca l’avvocatessa delle tre...

LA LIBIA E IL GIOCO DELLE IPOCRISIE NEL RICORDO DEL RUANDA

foto Afp Da quando è iniziato l'attacco in Libia da parte di alcuni paesi dell'occidente, in seguito alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, è iniziato il solito gioco delle ipocrisie. Da un lato i governi occidentali, che dopo un mese di massacri dei civili libici si sono decisi ad intervenire, con la motivazione ufficiale di difendere la popolazione inerme, mentre nella realtà c'è la gara a posizionarsi sul mercato petrolifero per chi deve essere il principale partner economico della Libia dopo Gheddafi. foto PeaceReporter La Francia che per prima ha spinto l'intevento militare ha ben chiaro i propri obiettivi insieme alla Gran Bretagna: togliere di mezzo Gheddafi a prescindere dall'ONU e dalla NATO. La Russia e la Cina aveva già assaporato l'idea di fare affari con Gheddafi. L'Italia ha una posizione diversa ogni qual volta un suo ministro apre bocca, ma dopo le parole chiarifichatrici di La Russa, che ha chiaramente detto che loro dopo voglion...

LA DEMOCRAZIA COMUNITARIA KURDA DIVENTA IL MODELLO DELLA NUOVA FEDERAZIONE DEL NORD DELLA SIRIA

RADIO CENTO MONDI NEWS VALUES Mentre proseguono a Ginevra i negoziati di pace tra la variegata costellazione di organizzazioni che combattono sul territorio e le autorità siriane, con la presenza ombra della Turchia e della Russia, gli unici a non essere invitati, cioè le forze di resistenza kurde, quelle che maggiormente hanno inflitto danni militari all'Isis, si sono riuniti nel nord est del paese per creare una regione autonoma con a nascita della "Federazione del nord della Siria" By Marco Marano Il Partito dell’Unione Democratica (PYD), la principale formazione kurdo-siriana ha riunito, nella città di Rmêlan, 150 rappresentanti delle organizzazioni presenti in una vasta area che parte dalla striscia di 400 chilometri al confine tra la Siria e la Turchia: dal Rojava, alla regione di Shehba, fino all'area di Aleppo. Le "etnie" presenti sono tra le più varie: arabi, kurdi, armeni, turcomanni, ceceni, siriani.     Una vera è propria...