Notizie dal Rojava
Nella
guerra trasversale e asimmetrica siriana, un gruppo di ribelli, cooperanti con
l’esercito turco, il quale attacca le postazioni kurde, hanno aderito all’alleanza
politica e militare della confederazione democratica del Rojava.
by Marco Marano
Bologna,
14 ottobre 2016 – La
notizia di questa settimana è davvero eclatante, nel quadro complessivo del
conflitto siriano. “Free Syrian Army” (FSA) è una
di quelle sigle islamiche che combattono a fianco della Turchia, sia nel nord
che nel sud del paese. Ieri, alcuni ufficiali, hanno tenuto una conferenza
stampa
nella
città di Hasakah, in cui hanno annunciato di
volersi staccare da questa organizzazione militare, insieme ai loro uomini, per
entrare nelle file del “Syrian Democratic
Forces”(SDF), cioè l’alleanza militare di kurdi, assiri e armeni,
che hanno costituito in Rojava l’Alleanza Democratica Siriana, dando vita all’Assemblea Democratica della Federazione del Nord
della Siria, che sta riorganizzando autonomamente quel pezzo di
territorio in confederazione cantonale di democrazia dal basso.
La straordinarietà di
questo evento sta nel fatto che questi uomini hanno denunciato la deriva
islamista della presenza militare turca in Siria. Hussam al-Awak,
ufficile in comando dell’FSA, ha dichiarato: «Stiamo assistendo al progressivo crollo dei gruppi collegati ai Fratelli
Musulmani in seguito alla loro cooperazione con la Turchia… Questi anziché combattere
per la libertà del popolo siriano hanno assecondato l’agenda e gli interessi
della Turchia. D’ora in poi continueremo la nostra rivoluzione contro il
terrore e la tirannia». L’FSA
raccoglie centinaia di combattenti schierati nei governatorati di Aleppo e
Dara'a, e ovviamente
al-Awak
non si è spinto oltre a fornire informazioni sugli spostamenti delle forze in
campo per non scoprire le future operazioni militari.
Il portavoce ufficiale delle forze
democratiche siriane, Talal Silo si è detto molto soddisfatto che delle forze
prima ostili adesso hanno sposato la causa del popolo siriano in Rojava: «Questo è il più grande gruppo di combattenti
che si uniscono a noi. Con la loro presenza altamente qualificata e
professionale, dal punto di vista militare, le Forze Democratiche Siriane,
potranno continuare a liberare tutte le aree ancora nelle mani dei terroristi
dell’Isis».
Si, perché uno dei tre temi strategici
della guerra in Siria, oltre lo scempio di Aleppo e la presa di Mousul, è la
presa di Raqqa, una delle roccaforti dei tagliagole dello Stato Islamico. E qui
rientra il paradosso di questo conflitto trasversale, poiché proprio la
Turchia, che ufficialmente è in Siria per combattere l’Isis, sembra più
preoccupato di annientare le forze militari kurde. E questo anche in funzione
della presa di Raqqa, oltre per disgregare il disegno democratico del Rojava,
che potrebbe propagarsi nel sud della Turchia con le istanze di autonomia del
PKK.
Un paradosso fotografa i caratteri di
questa guerra, dove ognuno combatte per un proprio tornaconto e gli stati
occidentali, in questa specifica situazione stanno sia con la Turchia che con i
kurdi del Rojava. Infatti una delle battaglie di cui i media mainsteream non
parlano si sta svolgendo proprio tra l’alleanza kurdo-assiro-armena delle Syrian Democratic Forces
e la YPG, cioè le Unità di Protezione Kurde contro l’esercito turco, il
quale sta cercando di conquistare la città di Tel Abyad. Il punto è che questo
territorio è strategico per togliere Raqqa dalle mani dei jiadisti. Ma non
solo, c’è una spiegazione davvero inquietante portata dal YPG sugli attacchi
turchi a Tel Abyad. A parlare è Habun Osman, un ufficiale dell’esercito kurdo: «Gli obiettivi del governo turco sono quelli
di appoggiare l’Isis, affinché il gruppo terroristico possa esportare il suo
petrolio di contrabbando sul mercato nero turco. Cosa che faceva fino ai primi
mesi del 2015, quando cioè le forze YPG-SDF conquistarono la città di Tel Abyad…».
Fonte e Creidts ARA News
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