RADIO CENTO MONDI CRONACHE
Nel tempo del “Partito della Nazione” il bene
pubblico si gestisce col manganello, che non rientra in una logica autoritaria
ma in una oligarchica, dove l'interesse dei pochi deve necessariamente
prevalere sui più deboli…
by Marco Marano
Bologna,
12 ottobre 2016 – Quello
che si è consumato ieri a Bologna, al civico 7 di via Mario de Maria, è stato l’ultimo
atto del piano di sgomberi, da parte del Comune, degli immobili privati e
pubblici occupati da pezzi di popolazione che non hanno niente, nemmeno un
posto dove ripararsi o vivere con dignità. Le dinamiche dello sgombero sono
state le stesse di quelle portate avanti da un anno e mezzo a questa parte.
Schieramento di polizia e carabinieri in prima mattinata, intorno alle sei del
mattino, in tenuta antisommossa, conseguente blocco del traffico, e barricata
di difesa dell’organizzazione solidale Social Log.
In realtà qualcosa di diverso c’è stato
e cioè la violenza della polizia che ha usato i manganelli, non solo nei
confronti dei giovani solidali, ma anche contro alcuni occupanti, un
centinaio in tutto tra famiglie con bambini e singoli. Altro elemento di novità
è stato quello di aver impedito ai giornalisti l’accesso alla cosiddetta “zona
rossa”, cioè l’area del pianerottolo dove gli occupanti avevano creato
una sorta di cordone. Un cronista di “Radio Città del Capo” chiedendo di
accedere, rivendicava il diritto di cronaca, a tal punto un carabiniere ha
risposto che il diritto di cronaca in quel caso non poteva esserci…
Ora, è chiaro che stigmatizzare una tale
affermazione, che potrebbe essere stata detta semplicemente da un uomo sciocco, sarebbe semplice, poiché di una gravità immensa. Il problema è che quelle parole sono
state la traduzione di un fatto. Cioè a Bologna all’interno di uno sgombero è
stato sospeso il diritto di cronaca… E che dire delle affermazioni sconcertanti
dell’assessora alla Casa Virginia Gieri: “E’ tutto sotto controllo… Le persone sono uscite
serenamente”. Poi sulla sospensione del diritto di cronaca ha ribadito: “Ma c’è
stata un’operazione di polizia… Il vicequestore mi ha detto che non potevano
entrare…” Questo sarebbe “lecito” in uno stato di emergenza, con leggi di
emergenza, dove c’è pericolo d’incolumità, se proprio vogliamo trovare con molte forzature una scusa, ma sicuramente no per uno sgombero abitativo. Quindi
si può dedurre che l’uso della violenza indiscriminata da parte delle forze
dell’ordine era stata pianificata… Così, mentre l’assessora parlava di serenità degli occupanti, in rete
venivano diffuse le immagini di alcuni abitanti dello stabile occupato con i
segni della violenza sui visi e le fasciature in ospedale. Anche perché per operare “serenamente”
sono state usate sostanze orticanti, cosa che la Questura ha prontamente
smentito, contro ogni evidenza…
Ma cosa significa tutto questo dal punto di vista
sociale? Gli occupanti sono stati dirottati in centri di accoglienza a bassa
soglia, che è l’unica soluzione al problema che il Comune di Bologna riesce a
dare. In realtà ciò nasconde una sorta di criminalizzazione nei confronti degli
ultimi, di chi non ha niente ed è costretto ad occupare stabili lasciati in
balia di se stessi. Questo perché non c’è nessun interesse ad approcciarsi al
problema con una nuova visione, quella ad esempio di pensare a nuovi processi
di convivenza sociale e civile, dove il comune progetti, dato l’immenso
patrimonio pubblico non utilizzato, a partire dalle caserme, nuovi modelli
sostenibili… Ma ciò non rientra negli interessi di quelle oligarchie
metropolitane che attraverso la “privatizzazione degli spazi pubblici”
recintano i diritti collettivi per privilegiare le rendite economiche.
Dice il
filosofo Jacques Rancière, autore del "Maestro ignorante" e del
"Disaccord", punto di riferimento del movimento francese Nuit debout: “… noi
siamo ora al termine di una grande offensiva che alcuni definiscono
neo-liberale e che io chiamerei piuttosto offensiva del capitalismo assoluto,
che tende alla privatizzazione di tutti i rapporti sociali e alla distruzione
degli spazi collettivi in cui due mondi si affrontavano. Contro questa
privatizzazione e individualizzazione è nato un desiderio un po’ astratto di
comunità, che ha trovato, per materializzarsi, l’ultimo luogo disponibile, la
strada...”
Credits Social Log
Fonte Radio Città del Capo
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