Notizie
dal Rojava
Il
presidente turco Erdogan continua la sua
opera di repressione nei confronti delle organizzaioni kurde sia in patria che
sul campo di battaglia siriano
by Marco Marano
Bologna,
4 novembre 2014 – La
dura repressione che il governo di Ankara sta conducendo nei confronti del
popolo kurdo, tra il sud della Turchia e il nord della Siria, ormai è
inarrestabile. In una settimana sono stati incarcerati i due sindaci di Diyarbakir, considerata la capitale tra le
città a maggior insediamento kurdo nel sud della Turchia. E’ questa la città
tenuta sotto assedio, nei mesi passati, che ha provocato la morte di tanti
civili rimasti dentro le loro abitazioni trasformate in macerie dai cannoneggianti
turchi.
Durante la settimana sono stati
arrestati 13 deputati kurdi, presenti nel parlamento turco, appartenenti al
partito HDP, Partito Democratico dei Popoli, e proprio oggi la stessa sorte è
toccata al leader, Selahattin Demirtaş. Le accuse nei loro confronti sono tra
le più svariate: si sono rifiutati di subire un interrogatorio sul PKK, il partito
dei lavoratori kurdi, considerato terrorista dal governo turco; poi le
manifestazioni di protesta nell’ottobre del 2014, poiché nell’estate di quell’anno
Kobane, capitale morale del Rojava, era sotto assedio dall’Isis ed il regime di
Erdogan bloccò le frontiere per impedire che i cittadini kurdi della Turchia
andassero in soccorso dei loro fratelli. Per quelle proteste, adesso Erdogan ha
chiesto il conto, dopo cioè aver eliminato l’immunità parlamentare, anche
perché quello di Demirtaş è il terzo partito
del parlamento turco, con 59 deputati…
Due dei parlamentari, Tuğba Hezer e
Faysal Sarıyıldız, essendo all’estero, non sono stati raggiunti dalle forze di
polizia turche. I mandati sono stati emessi dagli uffici dei pubblici ministeri
di cinque città kurde del sud appunto: Diyarbakir, Sirnak, Hakkari,
Bingöl e Van. Questi sono i capi d’accusa formalizzati dalla magistratura: “responsabili di formare una organizzazione
finalizzata a commettere crimini, fomentando la propaganda terroristica, l’aperta
istigazione e la denigrazione contro lo Stato, il governo, la magistratura, i
militari, e le forze di sicurezza della Repubblica di Turchia. Attività queste
volte ad interrompere l’unità dello Stato e l’integrità del paese, lodando
crimini e criminali.”
In realtà Demirtaş e gli altri
parlamentari stanno da anni conducendo aspre battaglie denunciando la
corruzione del regime di Erdogan e la spietata repressione, che ha un principio
di continuità sulla striscia di confine con la Siria, soprattutto quando l’Isis
era partner dichiarato della Turchia, che attraverso quel confine faceva
transitare petrolio di contrabbando, armi, e foreign fighters denuncie fatte dai giornalisti Can Dündar e Erdem Gül del giornale "Cumhuriyet" condannati ed
arrestati. Prima di essere preso Demirtaş, attraverso un comunicato,
dichiarava: "Non abbiamo paura di essere perseguiti, anche se la giustizia è
l'ultima cosa incontrata nei tribunali della Turchia. Se ci fosse giustizia,
saremmo disposti ad essere perseguiti insieme ad Erdogan, se avessero intenzione
di interrogarlo su risme di soldi dentro le scatole di scarpe, sui camion di armi
inviati in Siria, sugli assassinii per le strade: dovremmo essere perseguiti
insieme".
Nel frattempo sul versante siriano, la
Turchia, insieme ai gruppi ribelli ad essa vicina, continua ad attaccare l’SDF,
cioè l’organizzazione militare kurda, che ha il sostegno degli Stati Uniti per
combattere l’Isis. Nei giorni scorsi, infatti, mentre i jihadisti dello Stato
islamico bombardavano le loro posizioni a nord di Aleppo con le batterie di
mortaio, contemporaneamente venivano attaccati dall’artiglieria pesante dei
gruppi ribelli legati alla Turchia. Il Colonnello Talal Silo, portavoce
ufficiale delle Forze Democratiche Siriane (SDF), così commentava: "Le Forze Democratiche siriane sono state
istituite per combattere il terrorismo e quindi l’ISIS. Ecco perché abbiamo
guadagnato un sostegno internazionale, soprattutto da parte americana… Le
nostre forze di terra combattono per il mondo libero, e nessuno può impedire la
nostra avanzata contro l’Isis… Le vittorie precedenti da parte delle Forze
Democratiche Siriane hanno dimostrato le nostre capacità di sconfiggere questo
gruppo terroristico".
Per sintetizzare: l’SDF, organizzazione
militare kurda, combatte l’Isis sul campo, sostenuta dagli Stati Uniti ma
osteggiata dalla Turchia, paese Nato, alleato degli Stati Uniti, che considera
l’SDF un gruppo terrorista…
Fonti e
Credits: ANF News, ARA News
Commenti
Posta un commento