di Marco Marano
La Guardia Civil è entrata in alcuni uffici
del governo catalano di Barcellona arrestando 12 alti funzionari. La gente per
protesta si è riversata sulla Rambla.
Bologna, 20 settembre 2017 - Ore caldissime a Barcellona, la gente in massa si è riversata lungo la
Rambla, dopo essersi sparsa la notizia del blitz operato dalla Guardia Civil, in alcuni uffici del governo
autonomo catalano, dove sono stati
arrestati 12 funzionari, i quali ricoprono responsabilità ad alto livello sull’organizzazione del referendum per
l’indipendenza della Catalogna, indetto il primo di ottobre. L’esponente più in
vista tra i fermati è Josep Jové, segretario
generale del ministero delle finanze e braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Il Presidente catalano Carles Puigdemont ha convocato una
riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri, mentre i membri del "Partito
Democratico Europeo Catalano" e della "Sinistra Repubblicana"
hanno lasciato, in segno di protesta, la seduta parlamentare del Congresso
spagnolo.
Il punto di svolta
"Libertà", "Indipendenza", "Via le forze di occupazione
spagnole". Sono questi alcuni slogan scanditi
lungo la Rambla, la strada turistica per eccellenza di Barcellona, quella
che è stata teatro dell’attentato
jihadista di agosto, costato la vita a 13 persone. Sempre la Rambla era
stata la sede di una grande manifestazione
contro gli attentati che vide persino il Re sfilare insieme a tutte le
componenti della società civile spagnola e di Cataluña.
Oggi però la Rambla è
diventata la sede simbolica delle
divisioni spagnole. Oggi la Cataluña grida
vendetta per il blitz della Guardia civil di stamattina, con la gente
arrabbiata che non si sente più spagnola e che urla il suo rancore verso l’azione
penale nei confronti degli organizzatori del referendum. Una vicenda questa che
segna un punto di svolta nel braccio di ferro tra istituzioni catalane e
spagnole.
Accusa di lesione dello stato di diritto
"Stanno attaccando le
istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo!" Con queste parole il Presidente catalano Carles Puigdemont ha stigmatizzato l’azione poliziesca contro il
suo esecutivo. Gli agenti oltre ad essere entrati nella sede del governo
locale si sono presentati presso i
dipartimenti degli esteri, degli affari sociali, dell’economia, del lavoro
e degli interni. Se l’obiettivo era quello di trovare delle prove relative alla
messa in atto del referendum, sospeso dalla Corte costituzionale spagnola, le
accuse sarebbero relative alla lesione dello stato di diritto sul territorio
spagnolo.
Gli
arrestati
Sono trapelati i nomi di nove degli arrestati:
- Josep M. Jové Llado (Segretario Generale
delle Finanze)
- Josue Sallent Rivas (CTTI)
- Xavier Puig Farré (Area Informatica,
Dipartimento degli Affari Esteri)
- Josep Lluis Salvado Tenesa (Dipartimento
dell’economia)
- Oau Furriol Fornells (collegato al
materiale elettorale)
- Mercedes Martínez Martos (collegato al
materiale elettorale)
- David Franco Martos (responsabile del
progetto di sicurezza sociale)
- David Palancad Serrano (Ufficio AA EE)
- Juan Manuel Gomez (responsabile del voto
elettronico)
Le
inchieste sul referendum
L’azione
giudiziaria
è diretta dal titolare della Corte d’istruzione 13 di Barcellona, il quale ha centralizzato su di se tutte le indagini
sul referendum. L’attività inquisitoria fu attivata in seguito all’apertura
del fascicolo relativo alle dichiarazioni
di Santiago Vidal, ex senatore ed ex giudice, il quale ha denunciato irregolarità
nella preparazione della consultazione referendaria, come ad esempio la
raccolta dei dati fiscali dei cittadini catalani. Oriol Junqueras, vicepresidente del governo catalano, ha espresso
parole forti a Radio Cataluña: "Noi espletiamo le nostre funzioni
mentre loro intervengono su tutto, dai manifesti elettorali ai soldi. È
qualcosa che non abbiamo visto in nessuna democrazia occidentale da decenni… Non
è una questione ideologica, ma di diritti civili e di protezione giudiziaria".
C’è da dire che la Procura di Barcellona ha inoltrato a tutte le forze di polizia, già dalla scorsa settimana, una sorta di invito
ad esaminare qualsiasi attività o azione
legata all’organizzazione del referendum. La Guardia civil è stata tra le
più attive controllando cartelli, manifesti, brochure, identificando i
responsabili delle affissioni illegali.
Il
primo vero scontro di poteri tra Governo nazionale e locale
Il Presidente
dell'Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Sánchez, ha invitato tutti alla
"resistenza pacifica" contro l’azione della Guardia Civile: "Siamo venuti a difendere le nostre
istituzioni con la nonviolenza". Il
Presidente dell’esecutivo spagnolo Mariano
Rajoy ha difeso invece l’operato della magistratura: "E’ stata una decisione del giudice e ogni democrazia ha l’obbligo
di rispettare quello che dice uno dei tre rami dello Stato… Si tratta di
un'inchiesta finalizzata a conformarsi alla legge e continuerà fino alla
fine". Dal canto suo la sindaca di Barcellona, legata a Podemos, Ada Colau ha affermato: "Si tratta di uno scandalo democratico, arrestare
i pubblici ufficiali per ragioni politiche: difendiamo le istituzioni
catalane". Per Pablo Iglesias, leader di
Podemos, quelli arrestati sono veri e propri prigionieri politici: "Aderiamo alle proteste contro le azioni delle forze di sicurezza sul referendum.
Avremo una situazione in cui ci saranno prigionieri politici in Spagna".
Fonte elpais.com
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