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Eppure le bombe cadono ancora, grazie all’Italia

di Marco Marano

Il 19 settembre la Camera dei Deputati ha respinto la richiesta di embargo sulla fornitura di ordigni italiani verso l’Arabia Saudita,  utilizzati nella guerra dimenticata dello Yemen.

Bologna, 29 settembre 2017 - Per mesi c’è stata una campagna di sensibilizzazione da parte di alcune ONG per la difesa dei diritti umani nei confronti dei parlamentari italiani. In prima linea c’erano Amnesty InternationalRete Disarmo Oxfam. Si, perché quelle bombe fabbricate a Cagliari negli stabilimenti della RWM Spa, un’azienda di proprietà della multinazionale tedesca Rheinmetall, servono all’Arabia Saudita per portare avanti la sua guerra per procura in Yemen, nei fatti contro l’Iran.

Il governo italiano si è sempre smarcato da quello che qualsiasi esecutivo riterrebbe imbarazzante, infatti Germania, Olanda e Svezia proprio per questo hanno già da tempo fermato le commesse militari. L’Italia no, anzi rilancia. Nell’ottobre del 2016 quando la ministra della Difesa Pinotti si recava in Arabia Saudita per ratificare, con i suoi esperti militari, gli accordi commerciali, disse che l’Italia non c’entra niente con lo stabilimento cagliaritano poiché i proprietari sono tedeschi…


Le leggi negate

Ma la solita smentita che non smentisce non basta per frenare lo sconcerto, dato che quelle bombe lanciate sui civili, sulle scuole, sugli ospedali che continuano a causare una tragedia umanitaria silenziata dai media mainstream, dicono che questa è una forma di partecipazione ad un conflitto bellico. Si sa, in Italia la legalità, le leggi valgono solo quando bisogna fare degli sgomberi, perché in questo caso non solo viene aggirata la Costituzione, ma anche la legge n. 185 del 1990 che vieta espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i paesi in stato di conflitto armato: una situazione in aperto contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Nel 2013 L’Unione Europea aveva stilato un trattato chiamato Arms Trade Treaty che impediva la vendita di armi ai paesi in conflitto. Poi sempre il Parlamento Europeo, il 25 febbraio 2016, aveva formulato una risoluzione di embargo nei confronti dell’Arabia Saudita. Risoluzione rilanciata due giorni prima del voto parlamentare italiano, attraverso cui si invitava la rappresentante della politica estera europea Mogherini ad attuare l’embargo da parte degli stati membri, date le violazioni del diritto umanitario internazionale in Yemen. Il testo è passato con 386 voti favorevoli, 107 contrari e 198 astensioni.


Un appello inascoltato

“Chiediamo al Parlamento di applicare la Costituzione e le nostre leggi. Il ripudio della guerra trova concretezza nel controllo sulla produzione e sulla vendita di armi, e, laddove si dimostrano violazione dei diritti umani e conflitti armati, nessuna concessione e nessuna vendita è lecita. Violare questi principi per supposti interessi strategici significa farsi responsabili dei conflitti che destabilizzano intere regioni e alimentano il terrorismo internazionale”. Con queste parole Oxfam ha invocato il legislatore italiano a fermare la sua “azione illegale”.

Da questo appello è scaturito un dibattito politico e due documenti presentati da Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle che facevano proprie le invocazioni delle ONG. Prima del voto parlamentare sono comparse altre tre mozioni per opera del PD, di Scelta Civica e Forza Italia e in nessuna di queste si è fatto riferimento agli ordigni prodotti in Italia e all’embargo. Dunque la Camera respinge!

L’Osservatorio sulle armi di Brescia, in una nota rincara la dose: “Fin da gennaio le Nazioni Unite hanno reso noto un rapporto nel quale non solo documentano che la coalizione guidata dall’Arabia Saudita non ha rispettato il diritto umanitario internazionale in almeno 10 attacchi aerei diretti su abitazioni, mercati, fabbriche e su un ospedale, ma certificano che diversi di questi attacchi sono stati compiuti con bombe di fabbricazione italiana denunciando, senza mezzi termini, che queste azioni militari possono costituire crimini di guerra (may amount to war crimes)..."



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