di Marco Marano

Bologna, 22 settembre 2017 – Sono ormai alcuni giorni che si susseguono gli scontri armati sul
territorio di Sabratha, a 70 chilometri da Tripoli, città prevalentemente controllata
dalla milizia denominata “clan Dabashi”,
appartenente al Consiglio militare di Sabratha. L’attuale nemico è “l’Operation Room”, cioè la forza
militare di contrasto all’Isis, che fa riferimento
allo Stato maggiore di Tripoli. Allo stato attuale sarebbero sette i morti, tra cui anche
un bambino, e una trentina di feriti. Ma nella città di 105 mila abitanti, messa a ferro e fuoco, la situazione si è fatta più pericolosa dopo il lancio di un
missile che ha colpito il teatro della città. Ieri, in seguito ad una brevissima tregua,
parecchi residenti in centro città sono
stati evacuati.
Più che di una vera
e propria causa è possibile parlare di “casus belli”, poiché questo nuovo
spicchio di guerra libica sembra essere
nato volutamente in seguito ad una semplice provocazione. Sono diverse le ricostruzioni in loco,
quella più credibile è riportata dal settimanale L’Espresso, secondo
cui un veicolo con i vetri oscurati, appartenente alla milizia Dabashi, non si sarebbe fermato ad un check point
dell’Operation room.
E’ cosa nota che
in Libia non esista un governo che
governi, poiché il territorio è sotto il
controllo delle milizie armate, che poi sono veri e propri potentissimi
clan in stile mafioso. Se da un lato l’Operation
room rappresenta la “cabina di regia”
della guerra di contrasto all’Isis, esso è composto non da miliziani ma da veri
soldati e risponde al governo di
al-Sarraj, distanza a Tripoli. Quello che ha firmato vari accordi con l’Italia,
riconosciuto dalla comunità internazionale, e che si contrappone all’altro
governo, quello di Tobruk, il cui
capo sostanziale è il generale al Haftar.
Nel quadro complessivo, oltre ai due governi, con i rispettivi parlamenti e differenti appoggi internazionali, e alla presenza dell’Isis, occorre ricordare che in Libia esistono 140 tribù e 230 milizie.
In un territorio
come quello libico senza legge né Stato
il proliferare delle milizie armate è stato naturalmente funzionale alla gestione dei traffici illeciti, i cui
principali sono il business dei migranti
ed il carburante di contrabbando. Se l’uso della violenza diventa il
termometro di chi ha più o meno potere, c’è anche da dire che le milizie hanno vissuto molto male la
nascita dell’Operation room, poiché esso ha in qualche modo ha messo a repentaglio
la gestione dei traffici illeciti di clan differenti.
Infatti il controllo delle strade soprattutto
costiere impedisce il lavoro dei
trafficanti, e per questa ragione sembra, a quanto riporta il
settimanale L’Espresso, che Al Ammu, a capo del clan Dabashi, abbia fatto rapire dei militari dell’Operation room
per abbandonare le zone presidiate all’interno del suo territorio.
Ma allora cosa sta davvero succedendo sulle coste
libiche? Presumibilmente sono saltati
gli equilibri, non soltanto tra i Dabashi e i militari regolari, ma
soprattutto tra le varie milizie
scontente di essere state estromesse dall’accordo con l’Italia. Ai Badashi
l’Italia avrebbe consegnato cinque milioni di euro per fermare i migranti, con tutto
quello che esso ha rappresentato, emerso dalle inchieste di Reuters e AP. Infatti da quando si è aperto questo
nuovo micro-conflitto alcune milizie
scontente hanno riattivato le partenze sui gommoni. Circa seimila persone
sono state salvate negli ultimi giorni e qualche centinaio disperso.
Commenti
Posta un commento