di Marco
Marano

Sono quattro i punti strategici, tra Iraq
e Siria, dove si stanno definendo le dinamiche del conflitto: Hawija, Idlib, Raqqa,
Deir ez-Zor. La
guerra formale contro l’Isis sembra stia per volgere nella sua parte finale.
Questo non significa che la pace sia vicina. Le potenze straniere che hanno
combattuto e continuano a farlo per procura, cioè per difendere interessi
particolari, soprattutto attraverso le milizie, cercano il loro posizionamento
per il dopo conflitto.
Ieri a Parigi il Primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha annunciato che l’ultima città in mano all’Isis in Iraq è
stata liberata. Si tratta di Hawija,
città a nord di Bagdad, afferente alla provincia
di Kirkuk: "voglio annunciare
oggi la liberazione della città di Hawija… una vittoria non solo dell'Iraq ma
del mondo intero". In seguito a questa operazione, condotta dalle truppe governative e dalla milizia iraniana conosciuta come PMF, Forze
di Mobilitazione Popolare, gli affiliati dell’Isis in Iraq sono adesso presenti
solo in alcune zone di confine con la
Siria.
L’importanza
di Hawija
sta nel fatto che territorialmente si trova in un asse viario tra il capoluogo Kirkuk, che rientra nel Kurdistan
iracheno, Mosul ed il confine turco iraniano. Città florida
dal punto di vista agricolo, la sua popolazione, di circa 450mila abitanti, in
maggioranza sunnita, ha aspirato a diventare provincia autonoma poiché ostile sia al governo centrale di Bagdad
che a quello regionale del Kurdistan.
Una
divisione mal digerita
A Idlib, nella parte nord-est della Siria, la città è controllata
dalla milizia ex qaedista Al Nusra,
che ha iniziato la guerra combattendo il dittatore Assad e la sta finendo guerreggiando
contro l’Isis. Per tali ragioni Al Nusra è una di quelle organizzazioni sedute
al tavolo negoziale di Astana, i cui
garanti sono Russia, Iran e Turchia.
Proprio ad Astana, oltre alle aree di
de-escalation è stato deciso che la città venisse divisain tre. Oltre ad Al Nusra stanno per entrare in città l’esercito turco e quello governativo di
Assad.
La
guerra dei paradossi
che ha visto nemici e alleati cambiare posizione nell’arco di tutto il
conflitto, vedeva inizialmente Al Nusra
insieme alla Turchia contro Assad. Adesso, grazie ai negoziati, Assad non è più considerato nemico, poiché
gli interessi della Turchia sono esclusivamente legati al controllo del nord
siriano, dove la popolazione kurda ha istituito il governo cantonale del Rojava
che Erdogan vuole annientare.
"Si
sono incontrati ad Astana. Ora dividono Idlib in tre parti. Una parte sarà
invasa dalla Turchia, l'altra parte sarà data al regime. La gente di Idlib non ha
dimenticato le promesse della Turchia per liberare la città. Ma ora la Turchia è sull’altro lato e ha tradito
l'opposizione che ha combattuto contro il regime di Assad. Non ci interessano
le decisioni prese ad Astana. Noi, come Jaysh Al-Thuwar, le rifiutiamo perché
pensiamo che sia una trama".
Il
contrattacco delle truppe kurde
A Raqqa,
città considerata la capitale dello Stato islamico in Siria, come ad Deir
ez-Zor, il contingente a maggioranza kurda delle Forze Democratiche Siriane, che ormai da mesi combattono per la
liberazione delle due città, con il supporto dell’aviazione USA, continua a liberare altri quartieri. E di
ieri la notizia che le postazioni dell’Isis
continuano a perdere uomini e mezzi. Secondo l’agenzia ANHA i combattimenti si stanno svolgendo nei dintorni di Nahda, Kurdan, Firdaws e nei
pressi dell'ospedale di Weteni nel quartiere di Seken. Negli scontri 11
militanti dell’Isis e 4 delle SFF sarebbero rimasti uccisi.
Ma a Deir
ez-Zor la situazione è parecchio più caotica poiché i bombardamenti russo-siriani e gli affiliati dell’Isis continuano
a mietere vittime e sfollati tra i
civili. La città è suddivisa in aree
di influenza, una delle quali è in mano appunto alle SDF, che nelle ultime
ore hanno accolto un migliaio di rifugiati. La drammatica situazione della popolazione di Deir ez-Zor si può così
sintetizzare: dal cielo cadono le bombe
russo-siriane, e a terra vengono usati come scudi umani dall’Isis.
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