Se nella
Turchia del sultano Erdogan, si continua con il “repulisti” ancora sulla scia
del “falso golpe” del 2015, questa volta, secondo il governo del sultano, la
fantomatica, rete di sostegno all’odiato Gulen (definiti gulenisti) è
esclusivamente rivolta all’interno delle forze armate. Anche in questa
occasione, l’autocrate autoritario, usa la distrazione di massa per inventare un
nemico che attenta al paese. Nel frattempo, la strage degli innocenti in Yemen,
uno dei massacri di massa tra i più feroci, continua, come anche le sciarade da
parte della coalizione araba, sostenuta dall’occidente, attraverso l’annuncio di
una diminuzione del peso delle bombe lanciate sulla gente… Infine, il quadro
internazionale si chiude con la denuncia, da parte del Dipartimento di Stato
statunitense, nei confronti delle autorità messicane, di aver interrotto i
rapporti di intelligence per la lotta al narcotraffico. Ma questo è
semplicemente l’ultimo round di un gioco al massacro di Trump, iniziato con la
guerra ai migranti al confine tra i due paesi.
La Turchia
cerca di arrestare centinaia di presunti legami Gulen
Operazioni in corso per
arrestare soldati e civili su presunti collegamenti a una rete accusati del
tentativo di golpe del 2016.

L'agenzia statale turca Anadolu
ha riferito martedì che l'ufficio del procuratore di Istanbul ha
emesso 176 mandati per membri delle forze armate, in un'operazione che
comprende esercito, aviazione e marina.
Tra
gli arrestati c'erano un colonnello, due tenenti colonnelli, cinque maggiori,
sette capitani e 100 luogotenenti. La procura di Izmir ha anche dichiarato di
aver ordinato l'arresto di 20 militari attualmente in servizio, cinque ex e 10
civili. Anadolu ha sottolineato che sono in corso operazioni simultanee in
varie province del paese per arrestare i sospettati.
FONTE: Al Jazeera
I
ribelli Houthi dello Yemen sollecitano il pieno ritiro della coalizione guidata
dai sauditi
La richiesta arriva dopo
i rapporti secondo cui gli Emirati Arabi ridurranno la loro presenza militare
nello Yemen devastato dalla guerra.

Lunedì Mohammed
Ali al-Houthi, capo del Comitato Rivoluzionario Supremo dei ribelli
Houthi ha twittato: "Chiediamo agli aggressori di
ritirarsi dallo Yemen, dal momento che la Repubblica dello Yemen rifiuta
l'aggressione, l'assedio e l'embargo aereo (…) Ritirare dallo Yemen è la
decisione ideale che deve essere presa in questo momento".
Il conflitto dello Yemen è scoppiato alla fine
del 2014, quando gli Houthi, alleati con le forze fedeli all'ex presidente Ali
Abdullah Saleh, hanno conquistato gran parte del paese, inclusa la capitale,
Sanaa.
La
guerra si intensificò nel marzo 2015 quando la coalizione guidata dagli Emirati
Arabi Uniti lanciarono una feroce campagna aerea contro i ribelli nel tentativo
di ripristinare il governo internazionalmente riconosciuto del presidente
Abd-Rabbu Mansour Hadi.
Da allora, decine di migliaia di civili e
combattenti sono stati uccisi e ben 85.000 bambini possono essere morti di
fame.
Un alto funzionario degli Emirati Arabi Uniti ha
detto oggi che il paese ridurrebbe la sua presenza di truppe nello Yemen,
passando da una strategia "militare a una pacifista".
FONTE: Al Jazeera
Il Messico
ha abbandonato la collaborazione anti-droga, denuncia Washington
Il
governo messicano ha disattivato la collaborazione con gli Stati Uniti nella
lotta contro i cartelli della droga. Questa affermazione è fatta a Proceso da due funzionari del
Dipartimento di Giustizia statunitensi, per i quali questa presunta
mancanza di dialogo viene sfruttata dal cartello di Jalisco Nueva Generación e
da quello di Sinaloa per espandersi.
Due
funzionari del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sostiengono che il
governo di Andrés Manuel López Obrador non tiene conto della cooperazione
binazionale nella lotta contro il traffico di droga. Ad approfittarsi di questa
situazione sarebbero i due cartelli messicani, per estendere il loro controllo sul
territorio.
Essi
dicono, sembra che il presidente non sia interessato alla cooperazione con il
suo vicino del nord.
"I nostri agenti assegnati al Messico non
hanno interlocutori per lo scambio di informazioni di intelligence sulla lotta
contro i cartelli; siamo stati anche informati che il nuovo presidente
distingue la Marina messicana dalla strategia per affrontare i cartelli…”
FONTE: Proceso
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