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BREVI DA BASSO - Nei "porti sicuri" si continua a morire




In quelli che il governo italiano continua a considerare "porti sicuri", in realtà si continua a morire:  Tunisia e  Libia. In quest'ultimo caso, i migranti vengono usati come scudi umani dal governo Serraj, titolare dei lager dove si trovano per essere torturati o venduti circa 7000 persone tra uomini donne e bambini. E' lui infatti che minaccia un giorno si e l'altro pure di liberare gli "ostaggi", per farli imbarcare verso l'Europa, con i clan alleati che gestiscono "le partenze". Poi, c'è il generale Haftar, che non si pone alcun scrupolo a lanciare bombe sui lager, senza nessuna pietà. Secondo l'Onu sarebbe solo lui a commettere i crimini contro l'umanità, e non il governo Serraj, da esso legittimato.


I sopravvissuti del micidiale attacco aereo in Libia richiedono l'evacuazione


Centinaia di migranti hanno dormito fuori dal centro di detenzione di Tajoura per paura di un altro attacco.

I sopravvissuti dei micidiali attacchi aerei  in un centro di detenzione per migranti in Libia, che ha ucciso almeno 60 persone, hanno protestato e chiesto l'evacuazione urgente.

Dall'attacco di martedì sera, centinaia di migranti e rifugiati provenienti dal Sudan, dall'Etiopia, dall'Eritrea, dalla Somalia e da altri paesi hanno dormito fuori dal centro di detenzione di Tajoura, nella zona est di Tripoli, riluttanti a rientrare per timore di un altro attacco.

Il Governo di Accordo Nazionale (GNA), con sede a Tripoli, ha accusato il comandante militare rinnegato  Khalifa Haftar per gli attacchi, mentre un portavoce del suo sedicente Esercito Nazionale Libico (LNA) ha negato ogni responsabilità.

Sei sopravvissuti, ancora a Tajoura, che comunicano con Al Jazeera, usando telefoni nascosti, e che desiderano rimanere anonimi, hanno detto che alcuni migranti hanno inscenato uno sciopero della fame.

"Non abbiamo mangiato da ieri mattina, stiamo digiunando (...) fino a quando non prendono una decisione", ha detto un uomo.

"Non abbiamo bisogno di cibo, l'unica soluzione è portarci fuori di qui, abbiamo bisogno dell'evacuazione in un luogo sicuro".

I sopravvissuti hanno detto di rimanere spaventati anche se i medici hanno visitato il luogo per fornire assistenza anche psicologica. 

FONTE Al Jazeera


La Tunisia recupera 12 cadaveri dopo che decine di migranti sono annegati in mare


I migranti africani sono tra le circa 80 persone che sono scomparse dopo che la loro imbarcazione verso l'Europa si è capovolta al largo della costa tunisina.


La Guardia costiera della Tunisia ha recuperato i cadaveri di 12 migranti africani annegati nella barca affondata con oltre 80 persone, dopo essere partiti per l' Europa dalla vicina Libia; così ha dichiarato la Mezzaluna Rossa tunisina.

Giovedì una barca che trasporta almeno 86  rifugiati e migranti si è capovolta al largo delle coste della Tunisia.  Mongi Slim, un funzionario della Mezzaluna Rossa: "Dodici corpi sono stati recuperati sabato mattina al largo delle coste del sud della Tunisia, due dei quali erano donne".

Secondo l'agenzia di stampa AFP, si stima che quelli trovati avessero tra i 20 e i 30 anni.

Mercoledì sera, i pescatori tunisini si sono imbattuti nella barca che affondava e sono stati in grado di salvare quattro sopravvissuti, ma non sono riusciti a trovare nessuno degli altri passeggeri. L'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), ha riferito che uno dei quattro sopravvissuti è morto in ospedale.

Sarah Khairat di Al Jazeera, che riferisce giovedì da un campo profughi di Zarzis, ha detto che i quattro sopravvissuti, che sono stati portati al campo, erano tutti uomini: tre del  Mali  e uno della  Costa d'Avorio.

Almeno 65 migranti diretti in Europa dalla Libia sono annegati lo scorso maggio quando la loro imbarcazione si è capovolta fuori dalla Tunisia.



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