Se
c'è una cosa certa del disastro a cui il mondo è sottoposto in
questo momento è che le infrastrutture del capitalismo occidentale
non posseggono anticorpi per reagire ad una pandemia, che, in qualche
modo, corrisponde ad una "guerra battereologica". Una
guerra tra pandemia e sistemi produttivi che rischiano di
implodere completamente se il disastro dovesse perdurare parecchi
mesi, cosa probabile se si considera questa guerra come globale. Nel
caso in cui, ad esempio, noi italiani nel giro di un mese, bene che
vada, riuscissimo a sconfiggere il virus, a catena, saremmo
condizionati da tutti gli altri paesi che seguirebbero nei mesi
successivi, in attesa della potenziale ecatombe africana...
«La
situazione è molto grave», mi dice. «E non c’è nessuna
credibilità nell’affermazione che il virus sia stato diffuso
deliberatamente».
Tappata
in casa come tutti, o almeno i più fortunati, decido di scrivere a
Noam Chomsky per sapere, innanzitutto, come sta e poi per chiedergli
che cosa ne pensa lui della crisi generata dal coronavirus e della
reazione dell’opinione pubblica.
Ultimamente
qualcuno dà credito all’idea che il virus possa essere stato
diffuso volutamente, per interessi economici o geopolitici. Il
professor Chomsky, i cui libri ho il privilegio di tradurre da
qualche anno, mi risponde nel giro di pochissime ore con la sua
consueta gentilezza.
Mi
dice che sta bene. Anche lui come noi resta a casa, a Tucson, insieme
alla moglie Valeria. Non che questo lo fermi, impossibile.
Mi
fa sapere che viene inondato quotidianamente da centinaia di
richieste di interviste, adesso più che mai, e che ha una torrid
schedule,
un’«agenda incandescente». Avrei voluto chiedergli qualcosa in
più, ma so che se potesse mi risponderebbe.
«La
situazione è molto grave», mi dice. «E non c’è nessuna
credibilità nell’affermazione che il virus sia stato diffuso
deliberatamente».
Quanto
all’atteggiamento dei diversi governi, «i paesi asiatici sembrano
essere riusciti a contenere il contagio, mentre l’Unione europea
sta agendo con ritardo». E il suo, di paese?
«La
reazione degli Stati Uniti è stata terribile. È stato quasi
impossibile persino sottoporre le persone ai test, e quindi non
abbiamo un’idea precisa nemmeno di quanti casi ci siano
effettivamente».
Nelle
sue risposte – che lui minimizza dicendo «non so se ci sia nulla
che valga la pena di essere pubblicato» – troviamo in pillole ciò
che ci serve per capire il nucleo della verità: «L’assalto
neoliberista ha lasciato gli ospedali impreparati. Un esempio per
tutti: sono stati tagliati i posti letto in nome dell’‘efficienza’».
A
peggiorare la situazione, «l’uragano Trump». Solo adesso le cose
sembrano cambiare negli Stati Uniti, ma «finora sia Trump sia
Kushner [Jared, genero di Trump e suo stretto consigliere, ndr] hanno
minimizzato la gravità della crisi. Questo atteggiamento è stato
poi amplificato dai mezzi d’informazione di destra, e così molte
persone hanno trascurato di prendere anche le più elementari
precauzioni».
Alla
fine, Chomsky dice in poche parole quello che dobbiamo sapere del
sistema in cui viviamo: «In generale, questa crisi è l’ennesimo,
importante esempio del fallimento del mercato, proprio come lo è la
minaccia della catastrofe ambientale. Il governo e le multinazionali
farmaceutiche sanno da anni che c’era la forte probabilità di una
grave pandemia, ma siccome non giova al profitto prepararsi a questa
eventualità, non si è fatto nulla«. Grazie professore, spero a
presto.
«Take
care, stay at home».
TRATTO
DA il manifesto
La
crisi di Covid-19 è un'opportunità per un capitalismo diverso
di
Mariana
Mazzucato
, professore
di economia all'University College di Londra e autore di The Value of
Everything
Il
mondo
è in uno stato critico. La pandemia Covid-19 si sta
rapidamente diffondendo in tutti i paesi, con una scala e una gravità
che non si vedono dalla devastante
influenza spagnola nel 1918 . A
meno che non venga intrapresa un'azione coordinata globale per
contenerlo, il contagio diventerà presto anche economico
e finanziario .
L'entità
della crisi richiede ai governi di intervenire. Gli stati stanno
iniettando stimolazioni dentro l'economia mentre cercano
disperatamente di rallentare la diffusione della malattia, per
proteggere le popolazioni vulnerabili e contribuire a creare nuove
terapie e vaccini .
Le
dimensioni e l'intensità di questi interventi ricordano un conflitto
militare: questa è una guerra contro la diffusione del virus e il
collasso economico.
Eppure
c'è un problema. L'intervento necessario
richiede una chiave molto diversa da quella scelta dai governi.
Dagli
anni '80, ai governi è stato detto di prendere un posto in secondo
piano e lasciare che le imprese guidino e creino ricchezza,
intervenendo solo allo scopo di risolvere i problemi quando si
presentano.
Il
risultato è che i governi non sono sempre
adeguatamente preparati e
attrezzati per affrontare crisi come Covid-19 o l'emergenza
climatica. Partendo dal presupposto che i governi devono
attendere fino al verificarsi di un enorme shock sistemico prima di
decidere e di agire, con i preparativi insufficienti lungo la strada.
FONTE:
The Guardian
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