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GIRO. Il trionfo di Pogacar alla ricerca dell'Epica

La superlativa stagione di Tadej Pogacar, consacrata con il dominio assoluto al Giro d'Italia, ed il probabile successo al Tour, riapre una pagina di sport che sembrava chiusa, in un mondo del ciclismo in crisi di valori, così come tutti gli sport del nostro tempo.


di Marco Marano

Quello con il passato non è un confronto ma una relazione profonda che lega il ciclismo alla sua Epica. La relazione tra presente e passato non è un semplice esercizio di stile, ma una ricerca continua di quegli elementi che hanno fatto grande il ciclismo, forse più grande di altri sport. Sono i paradigmi delle gare in bicicletta, laddove se non ci sono eroi, se non ci sono imprese, se non ci sono vittorie annunciate, se non ci sono dualismi, non può esserci Epica, dunque non è ciclismo, almeno come lo abbiamo conosciuto dalla voce dei grandi narratori.

Il risorgimento del ciclismo

Negli ultimi anni quei paradigmi sono saltati, questo sport si è assolutamente appiattito dal punto di vista dei valori tecnici. Le gare sono decuplicate, i soldi che girano anche, come le strategie delle singole squadre, pronte a sacrificare talenti come Filippo Ganna, che in un altro tempo avrebbe corso come capitano, destinato, nel ciclismo di oggi, a fare il gregario a vita, almeno su strada... Possiamo, insomma, dire che grazie ad una sparuta pattuglia di quattro fuoriclasse, l'Epica è tornata ad essere caratterizzante. E uno dei campioni di questa pattuglia si chiama Tadej Pogacar, il quale ormai studia da Campionissimo grazie alla probabilissima accoppiata Giro-Tour, anzi alla prima probabilissima accoppiata... Gli altri sono Jonas Vingegaard, Wout van Aert, Mathieu van der Poel, il primo antagonista diretto di Pogacar al Tour de France, gli altri campioni di corse in linea.   

Il Campionissimo ed il Cannibale

"Campionissimo e Cannibale" sono definizioni che provengono dalla storia del ciclismo, che riguardano le due più importanti icone che questo sport abbia mai avuto: Coppi e Merckx. Il tema è che ancora oggi sono valide, grazie allo straordinario legame con il passato storico, alla ricerca dell'Epica. Ma questi due termini, negli anni, si sono andati a confondere, diventando essi stessi paradigmi del Campione per eccellenza...

Uno dei più grandi narratori di ciclismo, Bruno Raschi, maestro di giornalismo sportivo, usava dire che un Campionissimo è tale quando vince partendo favorito. La categoria dei Campionissimi è folta, dal dopoguerra: Coppi, Bartali, Anquetil, Mercks, Hinault, Pantani, Indurain. Non ci può essere Campionissimo senza accoppiata Giro-Tour, e senza classiche monumento, come la conquista di un campionato del mondo, con le due eccezioni di Bartali e Pantani. Il primo non fece l'accoppiata e non vinse un mondiale, ma ricordiamoci che Bartali i suoi anni migliori non li visse da ciclista ma da staffetta partigiana, a causa della seconda guerra mondiale, considerato che nel 1948 la sua vittoria al Tour contribuì ad impedire una rivolta popolare, dopo l'attentato a Togliatti, entrando per sempre nell'immaginario collettivo non di uno sport ma di un paese: più Epica di così, più Campionissimo di così... E poi Pantani, che nel suo breve tempo di Campionissimo fece l'accoppiata, senza mondiale e senza classiche, perché non ebbe il tempo: le sue imprese sono legate alle due grandi corse a tappe. Non ebbe il tempo, dato che la Camorra lo prese di mira, portandolo alla morte, probabilmente, per quanto se ne sa oggi, si può pensare ad un assassinio...

Il più grande ed il più forte

Non possiamo fare a meno, ancora, di citare Bruno Raschi, poiché alla fine degli anni settanta, riuscì a sintetizzare la storia del ciclismo, mediante due modelli esplicativi. Egli infatti disse che Eddy Merckx poteva essere considerato il più forte ciclista di tutti i tempi, dato il numero non eguagliabile di vittorie. Merckx, insomma era l'atleta per eccellenza, qualsiasi sport avrebbe fatto lì avrebbe primeggiato. Coppi invece era il ciclismo, e solo nel ciclismo avrebbe potuto primeggiare, mai altro corridore si trasformava in un tutt'uno con la bicicletta, e lo spettacolo dello Stelvio, forse è stato ineguagliato.

Eddy Merckx fu dunque il primo Cannibale della storia del ciclismo, a cavallo tra gli anni sessanta e i settanta. Ha vinto più di tutti in assoluto, con voracità, senza fare sconti a nessuno. Pogacar vince alla maniera di Merckx, ma a differenza del primo Cannibale, ha un atteggiamento nei confronti dell'avversario di grande fair play, un po' come faceva Hinault, soprannominato "il Tasso". Grazie a questa relazione storica, che ci riporta all'Epica, potremmo dire che Pogacar vince alla Merckx, ma con lo stile di Hinault...

Come sappiamo, dunque, il primo Campionissimo della storia fu Fausto Coppi, appellativo che nel 1952 gli diede il radiocronista Mario Ferretti, quello che al Giro dell'anno dopo conierà la mitica frase: "C'è un uomo solo al comando, la sua maglia è azzurra, il suo nome è Fausto Coppi". Il giornalista usò per la prima volta questo appellativo alla Parigi-Roubeaix dell'anno prima, poiché uscendo da un periodo di crisi, e iniziando nuovamente a vincere, Ferretti disse, profeticamente: "Coppi può aspirare al titolo di Campionissimo!" L'anno dopo vinse Giro, Tour e campionato del mondo...

Ma quali sono le caratteristiche di un Campionissimo? Il Campionissimo fa discutere la gente nei bar, tra innocentisti e colpevolisti...Il Campionissimo vince partendo da favorito, e ti fa l'impresa che ti aspetti. Il Campionissimo è quello che si mangia la corsa; che sia passista o scalatore puro, è quello che quando sta in bicicletta ti sembra che si stia elevando da terra, poiché è un tutt'uno con il mezzo. C'è poco da fare Pogacar è il nuovo Campionissimo gentile del nuovo millennio.

Quel dualismo che manca

Se attraverso il paradigma del campionissimo volevamo trovare tracce di Epica, beh, possiamo dire che la missione è compiuta. Con Pogacar il ciclismo ha ritrovato il senso della propria storia. A questo Giro, l'unica cosa che è venuta a mancare è stato il dualismo tra Pogacar e Vingegaard. Ora, quand'anche li vedremo al Tour combattere tra le strade francesi, dato l'incidente che ha spezzato la stagione del danese, difficilmente potrà essere competitivo quest'anno, quindi per il dualismo dovremo presumibilmente attendere il 2025.

                        




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